La carrareccia transita fra alcune belle casette e
poi sul retro di alcuni condomini quindi, divenuta mulattiera, entra
definitivamente del bosco. Con moderata salita si traversa alti sul
costone a monte dell’abitato, con begli
scorci sulla Rocca dell’Abisso. Tagliato il tracciato di
una sciovia, con due tornanti la mulattiera guadagna quota fra gli
alberi: l’ottimo fondo erboso consente di procedere senza fatica.
Tagliata anche una successiva pista da sci, il sentiero esce su una
spalla erbosa, affacciandosi sul pascolivo Vallone
di San Lorenzo.
Proseguendo in piano per breve tratto fra alte erbe
(traccia incerta) si raggiunge una larga carrareccia, che va seguita
verso destra. La carrareccia si porta presso il dosso erboso sul quale
sorge il Rifugio
Arrucador (1505 m, servizio di alberghetto): senza raggiungere il rifugio, si abbandona
la carrareccia presso un cancello in legno e si prende a sinistra una
vaga traccia fra i prati (segni bianco-rossi della GTA, ma le tracce sono veramente quasi
inavvertibili) che si mantiene sulla destra idrografica del vallone: per
successivi ripiani erbosi, sempre badando a non perdere di vista per
troppo tempo i segnavia, si prosegue in moderata salita fino a quando il
vallone si impenna deciso verso la visibile soprastante ampia
insellatura del Colle di Tenda. A questo punto si ritrovano, meglio
conservate, le tracce dell’antica “via romana” che raggiungeva il
colle, costruita in epoca augustea. Con diversi tornanti sul pendio a
sinistra, in parte invasi dalla vegetazione e rovinati dal ruscellamento,
la larga mulattiera guadagna velocemente quota e, superati
due successivi abbeveratoi, si porta fino a pochi metri al di
sotto della carrozzabile sterrata che raggiunge il colle. Traversando
tutto a destra, rimanendo parallela alla sovrastante carrozzabile, la
mulattiera la raggiunge infine presso l’insellatura del Colle di Tenda (1871 m, h 1,30
da Limonetto, paline).
Lasciata a destra la carrareccia diretta al Forte
Giaura (vedi itinerario Rocca
dell’Abisso), si segue la carrozzabile per breve tratto in
discesa a sinistra, quindi si
prende a destra una diramazione sterrata che sale in pochi
minuti all’ingresso della grande
caserma ex-militare che ospitava il contingente a presidio
del valico, situata poco sotto il Forte
Colle Alto. Da qui si può attraversare il lungo cortile della
caserma e, usciti dalla parte opposta, proseguire su un’ampia
carrareccia che si va ad innestare, presso un’ampia sella, sulla
rotabile ex-militare diramantesi dalla strada che sale da Quota 1400 al
Colle di Tenda in corrispondenza della quota 1808; oppure, volendo, si
può anche salire con un paio di tornanti al piazzale
antistante il forte e poi scendere
per una ripida stradetta alla successiva insellatura, dove si
ritrova la rotabile ex-militare.
Da qui, tagliando dapprima in leggera salita un
pendio cespuglioso e poi traversando in piano alla base di una parete
rocciosa con ricoveri ex-militari scavati, si raggiunge una nuova sella
erbosa detta Col Canèlle (1874 m, h 0,20
dal Colle di Tenda), dove si incontra un crocevia di strade e sentieri:
si trascura la carrareccia che a destra taglia in piano diretta al Fort
Tabòurde e anche la mulattiera (segnavia della GTA)
che rimonta il crinale sulla linea del colle, e si continua lungo
l’ampia rotabile ex-militare, rimanendo sul versante Vermenagna.
Tagliando pressoché in piano le falde della Cima Becco Rosso (2214 m), la rotabile supera un ponticello e si porta presso uno sperone erboso
dominante il Vallone Cabanaira, dove si trova la stazione di arrivo
dell’omonima seggiovia: poco più in basso sorge la Capanna
Nicolin
, che offre servizio di ristoro. Da questo punto, con alcuni ampi
tornanti, la rotabile ex-militare risale un pendio erboso e raggiunge
l’insellatura del Colletto
Campanin (2142 m, h 1,00 dal Col Canèlle), posta ai
piedi dell’ardito Bric Campanin (2256 m).
Trascurata una traccia di sentiero sulla destra
(che, lungo una valletta erbosa, sale ad intercettare la mulattiera di
crinale presso il Col Vallètte), si prosegue lungo la rotabile, che
taglia pianeggiante la testata di un
ampio avvallamento erboso, dove giacciono alcune pozze, fino
ad una successiva poco
accentuata sella, da dove un traversone in lieve discesa
consente di raggiungere l’ampia conca erbosa che ospita il pittoresco Lago
della Perla (1927 m), presso le cui sponde sorge il
Gias della Perla. Senza raggiungere il
lago, la rotabile taglia dall’alto la conca con ampio giro e, lasciata
a sinistra una diramazione diretta al già citato gias, prosegue a
mezzacosta tagliando alcune paretine fratturate fino all’ampia
insellatura del Colle della Perla
(2083 m, h 1,00
dal Colletto Campanin).
Trascurate ancora una volta la mulattiera di crinale
ed una diramazione sterrata che scende nella Valmàurina verso la
visibile omonima vacherie, si rimane sul versante italiano tagliando in
leggera salita il roccioso fianco della Cima dei Cuni e traversando poi
fino ad uno stretto intaglio fra curiosi spuntoni calcarei. Si scende
dall’altra parte alla
testata del profondo Vallone della Boaria e, dopo un
aereo tornante molto panoramico verso Limone, si prosegue in
leggera discesa lungo un tratto roccioso (qui dal fondo molto
dissestato) fino alla nuova, ampia insellatura pascoliva del Colle della Boaria (2102 m, h 0,30
dal Colle della Perla): sul versante francese (ruderi di baraccamenti)
si distendono magnifici pascoli, in vista della cresta rocciosa del
Marguareis e della lunga catena che dal Colle dei Signori, attraverso
la Cima
di Pertegà e la Cima
di Velega, si salda al Monte Bertrand.
Per il ritorno risulta molto piacevole ed
interessante seguire l’antica mulattiera di crinale: si tratta di un
percorso molto vario e panoramico, che sfrutta la rete delle vecchie
strade di arroccamento che univano i baraccamenti militari sullo
spartiacque. Dal Colle della Boaria si segue l’evidente sentiero
(paline e segnavia bianco-rossi della GTA) che
sale in diagonale sul lato francese, tagliando in diagonale ascendente
le pendici della Cima dei Cuni (2252 m). Con belle vedute sulla testata del Vallon de
Réfrèi, il sentiero
sale fino a doppiare un costone erboso ai piedi delle paretine terminali
della Cima dei Cuni (2200 m
circa), poi divalla dall’altra parte con numerosi tornanti fra i prati
fino al
lungo baraccamento militare in rovina che precede di pochi
metri l’insellatura del Colle della Perla (2083 m, h 0,30 dal Colle della Boaria).
Trascurate le carrarecce sia sul versante francese
che italiano, si prosegue nuovamente sul crinale seguendo un sentierino
(sempre paline e segnavia bianco-rossi) che rimonta con alcuni tornanti
la cresta nord-est della Cima del Becco (2300 m). Superato un boschetto, il sentiero raggiunge un poggio roccioso
(versante di Réfrèi), da dove prosegue in piano tagliando tutto il
fianco della cima, fra bellissimi pascoli fioriti. Si raggiunge così un
colletto erboso (2194 m), da dove si apre la vista verso nord sulla testata del Vallone della
Perla. Proseguendo lungo il crinale, leggermente sul lato francese, con
percorso pianeggiante si tocca un altro più ampio colle erboso:
trascurata la diramazione di sinistra, che taglia i fianchi della Cime
de Pepin e raggiunge il ben visibile Fort Pepin, proteso sull’alta Valle Roya, ed anche una traccia che
rimonta direttamente il crinale e che raggiunge in un quarto d’ora
la Cime
de Pepin (2344 m), si prosegue sull’ampia mulattiera che taglia a destra, stavolta sul
versante italiano, in leggera salita fino ad
una spalla erbosa dove sorgono i ruderi di una casermetta.
Qui si incontra la rotabile ex-militare che unisce i forti Pepin e Tabòurde: la si segue verso destra, mentre perde quota con alcuni
tornanti in un verde avvallamento, fino ad una insellatura erbosa
chiamata Col Vallètte (2190 m
circa). Qui giunge da destra il sentierino che sale dal Colletto Campanin, e che consente quindi un veloce collegamento con la rotabile
ex-militare percorsa all’andata.
Seguendo una traccia che sale lungo il crinale, si
può raggiungere velocemente (5 minuti) l’ometto e la grande croce
posti sulla Quota 2206, da dove la vista si apre su tutta la cerchia delle Alpi
e sulla pianura. Curiosamente, sulla croce è presente la scritta
“Cima Becco Rosso”, che però è in realtà nettamente più a ovest,
e più elevata di almeno una decina di metri. Proseguendo lungo la
rotabile, qui ormai ridotta a larga mulattiera, si taglia in piano
l’ampia conca erbosa poi, proprio poco sotto la sommità della Cima
Becco Rosso, si abbandona la rotabile per seguire una traccia a destra
in discesa (freccia rossa su un cippo di confine). Con un tratto fra
fastidiosi arbusti, la
traccia si porta sul ciglio di alcuni dirupi e, sfruttando
una comoda cengia in lieve discesa, ritorna sul crinale erboso, qui
piuttosto affilato. Seguendo indifferentemente due tracce parallele, una
che si mantiene sul versante italiano e l’altra su quello francese, si
scende ora molto ripidamente per fastidiose ghiaie e poi per
erto terreno erboso fino alla sella del Col Canèlle (1874 m, h 1,30
dal Colle della Perla), dove si incontra la rotabile ex-militare
proveniente dal Colletto Campanin.
Da qui, seguendo a ritroso il percorso
dell’andata, si ritorna a Limonetto in h
1,45.