Si segue
la stradina, ancora asfaltata, che prosegue pianeggiante fra alcune
case. Lasciato a destra un primo ripido sentiero che sale nel bosco
(palina per Case Pian del Lago), si prosegue pianeggiando ancora alcune
decine di metri, quindi si abbandona la stradina che scende a sinistra
(diretta a Montegrosso Pian Latte) per imboccare un’ampia carrareccia
che si mantiene in quota a destra (palina).
Con breve percorso la carrareccia sale alla base del costone erboso su
cui sorge la piccola e pittoresca chiesetta di Santa Margherita
(805 m circa, h 0,10 dal
parcheggio, nel 2020 in fase di ristrutturazione).
La storia
di questa chiesa è particolarmente curiosa: si dice che un tempo in
questa zona, fra i villaggi di Mendatica e Montegrosso Pian Latte,
esistesse un piccolo borgo chiamato, appunto, Il Borghetto.
Questo era costituito da numerosi nuclei assai frazionati, tutti in
competizione fra loro: volendo ognuno rivendicare la sua importanza
rispetto agli altri, ogni nucleo aspirava ad una chiesa edificata nel
suo sito. Ma, dice la leggenda, ogni volta che qualcuno iniziava a
costruirne una, gli altri durante la notte la sabotavano, rendendo vani
tutti gli sforzi. Per porre fine a tutto l’assemblea dei capifamiglia
deliberò, nel corso del XV° Secolo, la costruzione di una parrocchiale
in posizione baricentrica rispetto ai vari nuclei del Borghetto: con la
collaborazione di tutti, venne quindi eretta la chiesa di Santa
Margherita, che diventò la parrocchiale. Curiosamente, il Borghetto
venne poi completamente distrutto nel 1625, durante una delle tante
battaglie fra la Repubblica di Genova ed il Ducato di Savoia per il
dominio sui territori dell’alta valle, e l’unica vestigia che ancora
ne testimonia l’esistenza è proprio l’antica chiesa, simbolo di
concordia ed amicizia. L’interno della chiesetta, assai pittoresco,
conserva un ciclo
di affreschi opera di Pietro Guido da Ranzo, artista
assai attivo in tutta la Valle Arroscia all’inizio del ‘500, dallo
stile semplice ma efficace, anche se ancora assai lontano dai
canoni rinascimentali all’epoca già in voga nelle grandi città.
La
stradicciola aggira a sinistra il cocuzzolo su cui sorge la chiesa,
mentre una
scalinata in pietra a destra ne raggiunge l’ingresso: da
qui un sentierino ritorna in breve nuovamente alla stradina. Lasciato
sulla sinistra un palco in legno con panchina che si affaccia
panoramicamente sulla valle, la stradina prosegue a mezza costa nel
bosco, alternando brevi strappi a lunghi tratti pressoché pianeggianti.
Tagliati un paio di piccoli rii, che scendono con pittoresche cascatelle
fra lisce placche rocciose, la stradicciola diventa mulattiera: oltre un
tratto con vegetazione più bassa, da dove appaiono le spumeggianti
cascate, si transita lungo una cengia orizzontale in parte scavata
artificialmente, con
una staccionata verso valle che rende più sicuro il cammino.
Con una brevissima
discesa si raggiunge il fondo di una piccola valletta con uno
spumeggiante rio, che viene attraversato su un antichissimo
ponte in pietra (“Ponte di Grupin” o “di
Gropin”, 882 m, h 0,30 da Santa
Margherita): subito oltre il ponte si trova un’area di sosta con un
tavolo con panche.
La
mulattiera prosegue nel bellissimo bosco, inizialmente pianeggiante fra
grandi massi ricoperti di muschio, poi iniziando a guadagnare
quota con numerosi
tornanti in parte rozzamente lastricati. I segni delle
recenti alluvioni sono evidenti dalla grande quantità di legname
tagliato recentemente, in gran parte ancora sul posto. Risalita una
valletta boscosa ai margini di una piccola pietraia, la mulattiera
scavalca un piccolo costoncino a sinistra e, con un tratto rettilineo
parallelo al rumoreggiante
ruscello, si giunge ad un bivio con vecchie paline.
Nonostante le indicazioni per le cascate indichino di svoltare a destra,
in salita, è consigliabile seguire brevemente il
sentierino che prosegue pianeggiante, diretto a Montegrosso
Pian Latte: in pochi minuti si giunge così ad un ponticello di legno
gettato direttamente sul torrente Arroscia, alla base
del salto inferiore delle cascate (890 m, h
0,15 dal Ponte di Grupin). A causa della fitta vegetazione
non si indovina l’altezza e l’imponenza del salto d’acqua
sovrastante, ma l’ambiente ed i laghetti in mezzo al bosco rendono il
posto assai pittoresco e rilassante, meritevole di una visita.
Ritornati
in breve al bivio precedente, si
imbocca il sentiero che sale ripidissimo lungo il costone
boscoso: poco più sopra la pendenza diminuisce un po’, ma si mantiene
comunque accentuata mentre, con numerosi tornanti, guadagna quota fra
gli alberi: in basso a sinistra si scorgono, a tratti, le
placconate da cui precipitano le acque del salto inferiore.
In ambiente ombroso e piacevole la mulattiera sale ancora quindi, presso
alcuni massi, si biforca (paline):
trascurando la prosecuzione della mulattiera, che prosegue a destra in
salita verso il borgo abbandonato di Poilarocca, di prende il
sentiero di sinistra che raggiunge in pochi passi l’area di sosta (con
tavolo e panche) proprio di fronte al salto mediano (e più
spettacolare) delle Cascate
dell’Arroscia (1043 m, h 0,20 dalla base del salto inferiore).
Si tratta
di un imponente risalto d’acqua, leggermente gradinato, alto una
trentina di metri e con notevole portata idrica, che dà il meglio di sé
nella tarda primavera: le recenti alluvioni hanno accumulato alla base
della cascata una notevole quantità di legname e di tronchi di grosse
dimensioni, che rendono un po’ difficoltoso avvicinarsi
all’acqua. Il quadro d’insieme risulta comunque imponente
ed assai spettacolare.
Ritorno
per la stessa via in h 0,45.