Proseguendo in
salita a destra della chiesa, si giunge in breve al termine delle case,
presso uno spiazzo (cartelli): si prende allora la mulattiera che, verso
destra, risale tra prati ed orti, incassata tra due muretti a secco e
rozzamente lastricata, fino all'ampia sella erbosa della Colla di Chionea (1231 m, h 0,15), che
mette in comunicazione il Vallone degli Archetti con la Val d'Armella.
Si trascurano a questo punto le tacche rosse che, proprio
sul filo della Costa Valcaira, indicano la via normale al Pizzo d'Ormea (vedi itinerario Pizzo
d'Ormea) per seguire l'ampia e pianeggiante mulattiera che taglia,
alta sul versante della Val d'Armella, le pendici delle rocciose Rocche
Butti. Dalla mulattiera si hanno vedute molto interessanti sulla
sottostante frazione di Valdarmella e sul settore di cime Rocce
di Perabruna - Monte Antoroto: inoltre, lungo il percorso si
incontrano ogni tanto caratteristiche rustiche costruzioni (i "casà"),
un tempo utilizzate dai valligiani quali occasionali ripari durante lo
sfalcio ed il trasporto del fieno.
Dopo circa 4 km di percorso
pressoché
in quota (h 0,30
dalla Colla di Chionea), la mulattiera
doppia un costone all'altezza di una selletta rocciosa, oltre il quale
inizia una poco accentuata discesa: non bisogna farsi ingannare e
proseguire lungo l'evidente mulattiera principale, ma dalla selletta (il
luogo localmente è denominato "Colletto") si deve seguire per
breve tratto il filo del costone, lungo un piccolo e poco visibile
sentierino. Oltre un boschetto il sentiero diviene nuovamente larga
mulattiera, che taglia con costante salita ("la Montà") tutto
l'ampio pendio erboso discendente dalla sovrastante Costa Valcaira.
La mulattiera porta ad un'altra sella erbosa, dove sorge una ben
conservata "casà" (h 0,30 dalla selletta rocciosa):
da qui ci si affaccia sullo svolgimento superiore della Val d'Armella,
con i ripidi pendii della Punta dei Termini (2086 m) e della Cima
Ferrarine (2241 m).
La mulattiera prosegue oltre la
sella, alternando
tratti pianeggianti ad altri in moderata salita, fino all'altezza del Rio
Armella: guadato il rio, si offrono due possibilità, a seconda del
grado di innevamento:
a)
se c'è poca neve, si prosegue sulla mulattiera, che raggiunge i
pittoreschi Prati Mazza, si trascura più avanti la diramazione a
destra diretta alla Colla dei Termini e, per tracce (tacche rosse sul
terreno), si effettua un grande arco verso sinistra entrando nel circo
superiore della Val d'Armella. Di qui, per prati e detriti, si
risale un pendio più ripido e, attraverso un ultimo breve canalino, si
esce nella pittoresca conca dove giace il Lago del Pizzo (2073 m, h
2,15 dall'inizio del
vallone superiore), ai piedi della possente nerastra muraglia settentrionale
del Pizzo d'Ormea.
b)
se l'innevamento è buono o discreto, invece, si segue per breve
tratto il rio per poi attaccare, appena possibile, i ripidi pendii a
sinistra. Risalita
con fatica l'erta scarpata, si esce su di un dosso dal quale appare,
imponente, il
versante Nord del Pizzo d'Ormea. Si taglia a questo punto in
lieve salita tutto l'ampio
pendio cosparso di grossi massi in direzione della evidente
bastionata che sorregge la conca del Lago del Pizzo: si risale
la bastionata lungo un ripido pendio nevoso, si supera un colletto con
alcuni alberi e, per un'ultima valletta ed un
canalino, si sbuca sul
margine della conca
del Lago del Pizzo (2073 m, h 2,00
dall'inizio del vallone superiore),
spesso ghiacciato fino a stagione inoltrata. Il versante
Nord del Pizzo d'Ormea domina incontrastato il paesaggio.
Per il ritorno, se c'è neve conviene rientrare per la via seguita in
salita (h 2,00 circa fino a Chionea), altrimenti si
può anche seguire una traccia che risale i ripidissimi pendii a sinistra
del Pizzo d'Ormea e che si ricongiunge al sentiero della via
normale poco a monte del Rifugio
Valcàira
(h 0,30 fino al rifugio, vedi itinerario Pizzo
d'Ormea).