Dal santuario si raggiunge il
soprastante punto
panoramico (palo in legno con frecce segnaletiche), quindi si
prosegue fra ondulati pascoli fino ad intercettare la comoda sterrata
che si origina dalla strada asfaltata poco oltre la chiesa (segnavia
bianco-rossi della GTA). Poco più sopra si giunge al bivio fra i
segnavia R6 ed R13:
qui si abbandona il ramo di destra della carrareccia (GTA), che sale
verso il Passo Crosetta, e si prosegue a sinistra, lungo il tronco che si
inserisce, con
lungo traversone fra i pascoli, nel verdeggiante Vallone
Sibolet (segnavia bianco-rossi). Prendendo quota con alcuni ampi
tornanti, la comoda stradina guadagna il poggio erboso dove sorgono le
dirute Grange
Nollo (
2008 m
): proseguendo in moderata salita, si giunge alla base di una bastionata
erbosa che sembra sbarrare il vallone e, con un ampio tornante, si sale
al ripiano erboso del Gias
Sibolet (
2128 m
), ristrutturato ed ancora attivo.
Si prosegue lungo la carrareccia
(da qui in poi assai più dissestata) che, alle spalle del gias, supera
con un paio di ripidi tornanti la bastionata erbosa e si porta
all’inizio della bellissima conca erbosa superiore del Vallone
Sibolet (piccola
pozza). Si prosegue lungo la comoda
carrareccia,
a
tratti inerbita, che con pendenze
moderate risale l’avvallamento verso la testata: con una breve salita
si raggiunge un
piccolo ripiano erboso con i resti di un gias, dove la
carrareccia termina (lapide commemorativa su una roccia poco discosta).
A monte del ripiano si origina un
evidente sentiero, sempre marcato da segnavia bianco-rossi, che prende a
risalire con pendenze più marcate i
dossi erbosi alla testata del vallone: superati alcuni rii,
il sentiero raggiunge il filo di un poco accentuato costone erboso, dove
presso un bivio sorge un
piccolo ometto di pietre con freccia segnavia verso destra e
la scritta “TIBERT”.
Si prosegue dunque lungo il ramo di
destra (quello di sinistra, che subito scompare fra i prati, è la
vecchia traccia che un tempo raggiungeva direttamente il Colle Sibolet),
che sale lungo il filo del costone fino ad un ampio ripiano erboso,
ormai non
molto lontano dal crinale. Seguendo gli evidenti segnavia, si
traversa in leggera salita verso destra per poi risalire direttamente
l’ultimo breve pendio pascolivo che immette al piccolo altipiano (dove
giace anche un minuscolo laghetto) immediatamente sottostante l’intaglio
del Colle Intersile
(
2516 m
, h 2,00 dal Santuario di San Magno,
paline), dove si incontra il tracciato della “Curnis Auta” (il lungo sentiero di crinale che effettua il
periplo completo della testata della Val Grana).
Senza superare lo spartiacque, si
trascura il tracciato della “Curnis Auta” che, verso destra, sale
verso il Monte Tibert e si prosegue verso sinistra, lungo la comoda
mulattiera pressoché pianeggiante che taglia in quota la testata del
Vallone Sibolet. Con un paio di brevi
strappi, la mulattiera ritorna sullo spartiacque in
corrispondenza dell’ampia insellatura erbosa del Colle Sibolet (
2555 m
, h 0,15 dal Colle Intersile, paline,
piccola pozza poco sotto il valico sul versante Maira).
Qui si abbandona definitivamente il
tracciato della “Curnis Auta” (che prosegue nei pressi del crinale
in direzione del Colle di Esischie) e si
scende direttamente lungo i morbidi pendii erbosi, in
direzione di un ometto di pietre a destra del piccolo laghetto. Da
questo punto si prosegue la discesa, senza percorso obbligato, lungo
dossi e poco accentuate vallette erbose: a tratti compaiono
deboli tracce del vecchio sentiero, che però subito scompaiono
nell’uniforme pascolo. In ogni caso, bisogna seguire il
comodo crinale che si origina dalla selletta a monte
dell’evidente Bric (o Bec) dell’Oliveto (
2415 m
), un ampio cupolone erboso che divide il Combale dell’Oliveto (a
destra) dalla più ampia Comba Castellazzo (a sinistra). Raggiunta
facilmente la sella, si incontrano un altro ometto ed un bollo rosso. Da
qui un’evidente traccia scende in diagonale a destra nel Combale
dell’Oliveto e raggiunge le sottostanti Grange dell’Oliveto, da dove una carrareccia con tortuoso percorso
si va ad innestare sulla rotabile di fondovalle del Vallone di Marmora.
Trascurando questa possibilità,
dalla selletta si individua nuovamente il tracciato del sentiero, che
scende a sinistra con alcuni tornanti sul fondo della Comba Castellazzo: qui, nei pressi del piccolo rio, si seguono vaghe
tracce che perdono quota nell’ampio e poco ripido vallone. Tagliando
alla base il roccioso versante meridionale del Bric dell’Oliveto, si
prosegue a scendere per ampi pascoli e radi larici, puntando alle
grandi costruzioni del Gias Lauset, evidenti sul fondovalle.
Raggiunta una sorgente, si segue una traccia più marcata che aggira
a sinistra un poggio alberato e si porta sul vastissimo
pascolo, poco inclinato, a monte del gias: scendendo direttamente per i
bellissimi prati, si raggiunge la strada asfaltata del Vallone di Marmora
poco a sinistra del Gias Lauset
(
1950 m
, h 1,00
dal Colle Sibolet).
Si segue per alcune decine di metri
verso destra la carrozzabile, fino a che questa non entra nel lariceto:
si abbandona quindi la strada per seguire a sinistra una traccia non
segnalata che scende al limite del prato fin sulla sponda del rio. Si supera
il torrente su un ponte di legno alla base di una bastionata
rocciosa, quindi si prosegue in leggera salita verso destra lungo un
sentiero marcato con segnavia bianco-rossi ed appariscenti bolli
arancioni, lasciando quasi subito un bivio
a sinistra.
Seguendo il sentiero di sinistra,
segnalato con bolli gialli, si sale in breve al sommo della bastionata
rocciosa dove giace, fra prati e radi larici, il
bellissimo Lago Resile
(
1966 m
, h 0,05 dal bivio), autentica gemma
smeraldina, molto frequentato nel periodo estivo grazie anche alla
comodità di accesso, a pochi minuti dalla strada asfaltata: questa
breve variante è altamente consigliata per la bellezza del piccolo
lago!
Ritornati al bivio, si entra nel
bosco e, dopo un tratto in falsopiano, si scende con alcuni tornanti ad
un pianoro pascolivo sulle sponde del rio. Superato un ruscello su un
ponticello di legno, si sale per un tratto nuovamente nel bosco, quindi
si prosegue ancora in leggera discesa fra imponenti larici. Con alcuni
ripidi tornanti si raggiunge una carrareccia inerbita, che si segue
brevemente verso destra fin sulle sponde dell’impetuoso Rio di Marmora:
superato il corso d’acqua su alcune passerelle alla base di una forra,
si ritorna sulla rotabile asfaltata a valle dei tornanti sottostanti le
Grange della Pieccia. Seguendo sempre gli evidenti segnavia arancioni,
si tagliano ancora un paio di lunghi tornanti (alcuni tratti in frana
del sentierino richiedono attenzione), quindi si abbandona nuovamente la
rotabile per scendere a sinistra nel bosco. Superata una
cengia erbosa che taglia una paretina a picco sul torrente,
si giunge alla piccola conca pascoliva dove sorge la diruta Grangia
Rocciasone (
1735 m
): scesi con diversi tornanti in una valletta boscosa, si supera il rio
e si risale dall’altra parte fino ad intercettare ancora una volta la
rotabile. Un lungo rettilineo in lieve discesa su asfalto consente di
raggiungere il tornante presso il quale stacca nuovamente il sentierino
segnalato: con alcune brevi svolte si raggiunge nuovamente la rotabile
presso un ponte su un rio, da dove si procede ancora brevemente su
asfalto. Poco più avanti si devia nuovamente a sinistra, abbandonando
definitivamente la rotabile asfaltata e scendendo lungo una vecchia
carrareccia inerbita. La carrareccia progressivamente si restringe, fino
a ridiventare sentiero: con marcia un po’ infastidita dalla fitta
vegetazione, si prosegue lungamente nel
lussureggiante bosco di fianco al torrente, sempre orientati
dall’ottima segnaletica. Infine, attraversato un
ripiano alluvionale con numerosi diruti muretti a secco, si
segue una comoda carrareccia nel fitto della vegetazione che, con
discesa moderata, si innesta in una sterrata presso
un deciso tornante.
Seguendo la sterrata verso
sinistra, in discesa, si trascura un bivio ancora a sinistra (palina per
“B.ta Ubac di Canosio”) e si continua dritti, raggiungendo in breve
le antiche case della Borgata San
Sebastiano (
1350 m
, h 1,20 dal Gias Lauset), frazione
del comune di Marmora.
La borgata (“San Bastiàn” in
lingua occitana) è dedicata a San Sebastiano, protettore dalla peste,
malattia che fino alla metà del Seicento mietè molte vittime, qui come
in tutta l’Europa. Per invocare la protezione del santo, nel XV°
secolo venne edificata in questa borgata una
piccola cappella a
lui dedicata, in cui sono ancora conservati alcuni cicli pittorici di
rara bellezza opera del pittore Jean Baleison, che insieme al Canavesio
è autore anche dei famosi affreschi che ornano il Santuario di Notre
Dame des Fontaines, presso Briga, oggi in territorio francese.
Da qui si prosegue lungo la
rotabile asfaltata che scende parallela al torrente, lo supera su un
ponte e giunge ad un bivio (paline): si svolta a sinistra, in leggera
salita, raggiungendo in poche decine di metri
la Borgata
Finello
(
1282 m
). Senza entrare nell’abitato, si segue una stradetta pianeggiante
verso destra per una cinquantina di metri, finchè una palina indica,
sulla sinistra, lo stacco del sentiero per
la Borgata Vernetti.
Fiancheggiate alcune grandi antiche case, il sentiero entra nel fitto
bosco e taglia con ampio semicerchio il ripido versante. Con numerosi
tornanti si scende infine ad una carrareccia, che seguita verso sinistra
conduce in breve alla strada asfaltata di fondovalle, nei pressi del
bivio per Canosio. Seguendo la strada asfaltata verso destra, si
superano due tornanti, quindi si imbocca un’antica mulattiera sulla
destra (palina) che con alcune strette serpentine raggiunge le
case della Borgata Vernetti
(
1223 m
, h 0,25 da San Sebastiano), sede del
comune di Marmora.