Sentiero dei Pastori ("Lou Viol di Pastres")

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 11

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI COZIE

SCHEDA N. 28

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

FOTOPERCORSO (DAI PRESSI DELLA BORGATA DE COSTANZI)

DALLA CARRARECCIA CHE SALE ALLE GRANGE CHIOTTI, PANORAMA SUL VALLONE DI SAN MICHELE

L’ELEGANTE TRIANGOLARE VERSANTE SUD-ORIENTALE DEL MONTE CHERSOGNO

DALLA PRIMA PARTE DEL “SENTIERO DEI PASTORI” VERSO LE ALPI MARITTIME

IL MONTE CHERSOGNO E IL GRUPPO DEL MONVISO DAL “SENTIERO DEI PASTORI”

DALL’ALTO DEL “SENTIERO DEI PASTORI”, LE NUMEROSE BORGATE DEL VALLONE DI SAN MICHELE

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Cuneo Ovest (uscita della A33 Cuneo-Asti) si raggiunge Dronero e si risale quindi la lunga Valle Màira. Giunti a Prazzo Inferiore (1010 m, 49 km da Cuneo), si abbandona la provinciale di fondovalle per svoltare a destra lungo una strada asfaltata che si inoltra nel Vallone di San Michele. Al primo bivio si trascura la stradetta che sale a sinistra sulla destra idrografica del vallone e si prosegue per la rotabile principale, che supera il rio su un ponte in cemento ed inizia poi a risalire la sponda sinistra idrografica con gran numero di tornanti. Toccate alcune caratteristiche borgate, si giunge a San Michele di Prazzo (1353 m), capoluogo del vallone. Proseguendo lungo la rotabile asfaltata, si lascia a sinistra il tronco diretto a Raina e Campiglione e si prosegue a destra, salendo per prati solatii ad altre caratteristiche piccole borgate (San Vittore, Castelli, Allemandi, Falco, Ferreri) fino a giungere alla borgata De Costanzi (1710 m, 10 km da Prazzo Inferiore, scarse possibilità di parcheggio).

Da qui in poi la rotabile, che diviene sterrata, è chiusa al traffico ai non autorizzati (anche se molti escursionisti, sfidando il divieto, salgono in automobile fino alle Grange Chiotti).

 

ITINERARIO

Dalla borgata De Costanzi (fontana), caratteristica per la fila di antiche case con belle balconate di legno parallele alla strada, si prosegue lungo la carrareccia sterrata (ma con fondo molto buono) che si porta alla ramificata testata del vallonetto del Rio Crosa. Con diversi dentro e fuori per superare alcuni rii secondari, la stradina si allunga poi con un lungo traverso in lievissima salita alla base delle roccette della Costa Gerarda: doppiata la costa, si incontra il bivio con il tronco di carrareccia che sale, con lunghi tornanti, dalla sottostante borgata Campiglione (1714 m, visibile in basso adagiata in una conca solatia, paline). Bella veduta sull’incombente piramide del Monte Chersogno, che domina il balcone naturale delle Grange Chiotti. Trascurato questo ramo, si prosegue per la rotabile principale che taglia a mezza costa ripidi pendii prativi raggiungendo la testata del vallonetto denominato Comba dei Giunchi. Tagliata la testata del vallonetto e superati un paio di rii (bella cascatella a monte della strada), la stradina sale più decisamente attraverso un boschetto di larici, quindi effettua alcuni ampi tornanti su ondulati pendii erbosi. Aggirata un’antica grangia, con un ultimo tornante la carrareccia si affaccia sulla splendida balconata erbosa dove sorgono i casolari delle Grange Chiotti (2020 m, h 0,45 da De Costanzi). Nella prima grangia sulla destra è stata realizzata la “Capanna Sociale Franco Ellèna”, rifugio incustodito di proprietà della sottosezione di Dronero del CAI di Cuneo. Bellissimo panorama sull’intero svolgimento del sottostante Vallone di San Michele, sul Vallone di Màrmora (sull’altro versante della Val Màira) e sulla pianura piemontese. Alle spalle, domina la scena il severo versante Sud-Est del piramidale Monte Chersogno (3026 m), mentre la lunga costiera che va dal Monte Le Brune al Monte Ruissàs, tormentata da canali erbosi e paretine rocciose, costituisce lo spartiacque con gli attigui valloni di Verzio e del Rio Mollasco.

Si prosegue lungo la comoda carrareccia in moderata salita, a valle delle pittoresche grange (in gran parte ristrutturate ed utilizzate nella stagione estiva) fino ad un ampio tornante: da qui si origina una quasi impercettibile traccia da cui si giungerà al ritorno. Proseguendo invece ancora sulla carrareccia, si guadagna quota a monte della spianata delle grange fino ad una palina di legno che indica a sinistra lo stacco del “Sentiero dei Pastori” (h 0,15 dalle Grange Chiotti).

Abbandonata la carrareccia, si segue dunque a sinistra una labile traccia sugli ondulati pendii erbosi discendenti dalla base delle pareti del Monte Chersogno. La traccia è assai poco marcata, e spesso scompare tra l’erba: assai utili risultano i bolli di vernice     , in questo tratto rinfrescati di recente. Con salita non troppo ripida si guadagna quota piuttosto velocemente in una poco marcata valletta erbosa: oltre un poggio con antichi muretti in pietra a secco, si rimonta l’ultimo pendio fino alla base delle rocce: qui, in un anfratto roccioso, sgorga la Fonte Rosset (h 0,30 dall’inizio del sentiero, spesso in secca a fine stagione).

Da qui si prosegue verso sinistra, tagliando con un panoramico mezza costa in lieve salita la testata del valloncello precedentemente risalito con pittoresco percorso fra radi larici fino alla sommità del costoncino erboso che delimita il valloncello stesso. Ci si affaccia così su un ampio vallone erboso tributario della profonda e ramificata Comba del Verous, occupato sul fondo da una piccola pietraia. Senza scendere nel vallone, si prosegue in leggera costante salita a destra, mantenendosi inizialmente poco al di sotto del filo del costone: per tracce qui molto labili (anche i bolli di vernice per un tratto scompaiono) ci si dirige verso la testata del vallone, chiusa da grandi salti di roccia incisi da ripidi canali erbosi. Raggiunta la base delle rocce, si ritrovano anche i bolli ed una freccia di vernice, che indica di proseguire lungo una larga cengia erbosa a sinistra di un pilastro verticale. Si rimonta la ripida cengia, ampia ma via via sempre più esposta (attenzione): raggiunto un anfratto sotto una parete aggettante, si risale uno speroncino con l’aiuto di una corda fissa (EE). Continuando a salire per terreno via via più ripido ed esposto (molta attenzione specie in caso di bagnato!), si guadagna velocemente quota: un breve traverso a sinistra su ripidissima erba è nuovamente attrezzato con un sottile cavo d’acciaio (EE). Il panorama, intanto, si amplia sempre più, specie sull’opposto versante della Val Màira, dove oltre la dorsale Rocca la Meja-Becco Grande appaiono gradatamente le creste del Gelàs, dell’Argentèra e del Monte Matto. Giunti alla base di una vertiginosa spaccatura verticale, si traversa a sinistra fino alla base di un ripido caminetto erboso attrezzato con corda fissa: superato anche questo passaggio (I° grado), con alcune ampie svolte su un ripido pendio erboso si esce su di un’insellatura erbosa dominata in alto da un giallo torrione (h 0,45 dalla Fonte Rosset, paletto) che si affaccia su un erto ampio canale erboso discendente da un sovrastante colletto.

N.B.: una palina di legno su un roccione poco sopra l’insellatura (non facilissima da notare, in verità) indica la possibilità di raggiungere la Barma d’las Cholhas (letteralmente “grotta delle cornacchie”): con una decina di minuti di ripida e faticosa salita per erto pendio erboso, si arriva all’imboccatura della grotta, situata nella parete rocciosa immediatamente a sinistra dell’evidente torrione giallo. La cavità, una sorta di antro piuttosto ampio, nel passato era conosciuta ed utilizzata come ricovero di fortuna dai pastori locali.

Seguendo i bolli di vernice, si traversa su erba verso il centro dal canalone, che si raggiunge con un breve tratto attrezzato su roccette scagliose (EE, attenzione al cordino metallico, molto lasco!). Superata una lingua di fini detriti al centro del canalone, lo si traversa con ampio semicerchio fino alla sponda opposta, dove si imbocca una ripida cengia erbosa che taglia una verticale parete rocciosa. Si giunge così su un’ampia spalla erbosa, da dove appare l’ampia depressione del Colle Ruissàs (2677 m), alla testata di un nuovo ripido valloncello. Superati i resti di un gias, si prosegue ancora a mezza costa, tagliando pressochè in quota la testata di questo nuovo avvallamento e rimanendo un centinaio di metri circa al di sotto del colle. Raggiunto un ripiano di erba e massi proprio in corrispondenza del sovrastante Colle Ruissàs, si taglia un ripido pendio petroso alla base di alcune verticali paretine (in questo tratto i bolli di vernice sono molto distanti e poco visibili), toccando una nuova ampia insellatura di detriti a magra erba (ometto) al piede della erbosa cresta Sud-Est del Monte Ruissàs: a fianco del Monte Chersogno, appare la cuspide del Monviso. Ci si affaccia così su un nuovo ripidissimo vallone, che viene nuovamente tagliato alla sua testata con un traversone dapprima in lieve discesa, poi in costante salita, fino ad uscire su di un’ultima ampia sella erbosa (2650 m ca., h 0,45 dalla sella dominata dal giallo torrione, palina) che si affaccia sulla testata del Vallone delle Grange, tributario della conca di Ussòlo. Si apre improvvisamente il panorama sul massiccio del Monte Oronaye, che troneggia dominante sulla conca di Acceglio, e su tutto lo svolgimento del pittoresco Vallone di Unerzio, proprio di fronte sull’altro lato della valle. Verso Sud svetta la cuspide di Rocca la Meja.

Qui, a dispetto della palina che indica la direzione di discesa, i bolli e le tracce spariscono: bisogna quindi calarsi per i ripidissimi pendii erbosi in assenza di tracce, con attenzione ed un po’ di fatica per le ginocchia. Per un breve tratto compare, a destra, l’aguzzo Brec de Chambeyròn. Si deve tendere gradatamente a destra, in direzione dell’evidente sottostante ripiano pascolivo di Pianagnelier, situato nei pressi del crinale divisorio Rio delle Grange – Rio Mollasco. Oltre il tratto più ripido, ricompaiono a tratti tracce di passaggio, spesso confuse con quelle degli animali al pascolo, e anche qualche bollo sulle poche pietre emergenti. Continuando a scendere in diagonale, si giunge presso alcune paline segnaletiche ormai all’inizio del ripiano di Pianagnelier (2300 m ca.): trascurando la prosecuzione delle tracce verso Acceglio, si svolta decisamente a sinistra per proseguire su una traccia inizialmente confusa che traversa pressochè pianeggiante gli ampi e ripidi pendii erbosi alla testata del Vallone delle Grange.

N.B.: all’epoca del mio sopralluogo (settembre 2015), le paline di Pianagnelier risultavano mal posizionate e ruotate, fuorviando così l’escursionista sulla giusta direzione da seguire!

Con poco significativi saliscendi, la traccia sempre più evidente taglia alcuni ripidi vallonetti (acqua), quindi con un traversone in salita più accentuata giunge su un costone erboso. Continuando praticamente in piano fra erba e massi, la traccia conduce presso l’imbocco di una gola rocciosa che incide un costone fratturato (resti di muri a secco). Scesi in una piccola conca ai piedi delle rocce, si risale dall’altra parte la breve gola per facili roccette fino al colletto, inciso fra paretine verticali, chiamato “Porta di Roma” (2333 m, h 1,00 dalla sella erbosa sopra Pianagnelier, palina). Questo provvidenziale colletto consente un veloce passaggio fra il Vallone delle Grange e i pascoli alti della conca di Ussòlo, che altrimenti richiederebbe un lungo aggiramento con notevoli perdite di quota.

Dall’altra parte si scende lungo una traccia che serpeggia ripida fra blocchi rocciosi e piccoli salti (attenzione, EE). Disceso questo ripido tratto le tracce, che si fanno nuovamente piuttosto labili, tagliano a mezza costa il ripido pendio alla base di verticali paretine, dominando dall’alto l’ampissima conca pascoliva delle Capanne Chiot dei Prèivi e delle Grange Chiampolonuto e Pissiva, queste ultime visibili in basso su un costone pascolivo. Con lungo percorso a saliscendi, in qualche tratto infastidito dal friabile terreno e dalla traccia non molto marcata, si giunge ai pascoli erbosi poco sotto la sommità del Monte Chirlè (2315 m). Continuando il semi-pianeggiante traverso a mezza costa, per tracce assai discontinue, si taglia poco sotto la sommità del Monte Chirlè e si giunge ad una nuova ampissima sella erbosa (2240 m ca.) tra il Monte Chirlè stesso e la Rocca Narbena. Qui altre paline in legno indicano a destra la possibilità di discesa verso Ussòlo (attraverso le sottostanti Grange Pissiva e Chiampolonuto), mentre la freccia del “Sentiero dei Pastori” indica di proseguire oltre il colletto. Va da sé che oltre il colletto tracce non se ne vedono, così come bolli segnavia, e qualche dubbio insorge: bisogna comunque, persa una quindicina di metri di quota, traversare decisamente verso sinistra. A questo punto si ritrovano tracce e bolli (comunque sempre piuttosto labili) che, in costante traverso alti sopra un valloncello erboso tributario della Comba dei Duc, scendono infine ad una successiva vasta depressione erbosa (2100 m ca., h 0,45 dalla Porta di Roma) che si apre fra il Monte Chirlè ed il modesto cocuzzolo del Monte Barsi (2127 m). Questa insellatura, su cui sorge un paletto, consente il passaggio dalla Comba dei Duc al profondo ed ampio vallone della Comba del Verous.

Seguendo evidenti segnavia sugli alberi, si inizia a scendere ripidamente in diagonale verso sinistra, in un bosco misto di larici e ontani che si fa via via più fitto ed intricato. Oltre un tratto di ripida discesa infastidito dalle acque scorrenti, si incontra un bivio (palina): trascurato il sentiero che continua a scendere in direzione della borgata Campiglione, si continua a sinistra, iniziando un faticoso saliscendi fra bosco intricato, su tracce che a tratti si fanno labili e confuse (preziosi si rivelano, in più punti, i bolli di vernice). Tagliati alcuni rii, si raggiunge un ripiano in cui la vegetazione nitrofila indica frequente presenza di bestiame al pascolo: all’estremità opposta del ripiano, con un po’ di pazienza, si ritrova la traccia, che scende in diagonale verso sinistra in direzione di un albero abbattuto (bollo      che rassicura sul giusto percorso). Continuando a traversare in saliscendi l’ampia testata della Comba del Verous, si tagliano altri rii (in qualche punto va posta attenzione per le rocce scivolose o la ripidezza della traccia), raggiungendo quindi un ripiano con massi ormai sul versante a solatio (e quindi nuovamente pascolivo, senza vegetazione arborea) della comba. Con un nuovo tratto di faticosa salita lungo un costone erboso si guadagnano una trentina di metri d quota, quindi si riprende a traversare i ripidi pendii pascolivi su tracce spesso incerte. Aggirato un costone erboso, ci si affaccia su un ulteriore valloncello. Nei pressi di alcune rocce (vecchio serbatoio per l’acqua), le tracce e i segnavia scompaiono ancora una volta: risalendo leggermente (circa 20 m) dal serbatoio, si va a prendere un sentiero che appare in alto a sinistra, e che taglia con evidenza il successivo versante. Superato un breve tratto in frana (attenzione), il sentiero doppia un ultimo costone, dal quale appaiono finalmente vicine le Grange Chiotti. Dall’altra parte si discende un breve risalto roccioso per roccette gradinate (EE), quindi si continua orizzontalmente alla base di basse paretine rocciose, al limite superiore di un ripidissimo lariceto. Una breve discesa porta a superare un ultimo rio, quindi in pochi passi si sale a intercettare la carrareccia percorsa all’andata all’altezza del primo tornante sopra le Grange Chiotti (h 1,15 dalla sella di quota 2100 m ca.).

Da qui, seguendo in discesa la comoda carrareccia sterrata, si ritorna alla borgata De Costanzi (h 0,50 da dove si ritrova la strada).

 

TEMPO TOTALE

h 7,00 circa (h 5,00 circa partendo dalle Grange Chiotti) 

DISLIVELLO

1100 m circa (800 m circa partendo dalla Grange Chiotti) 

DIFFICOLTA’

EE, itinerario per tracce spesso poco evidenti e malagevoli, alcuni passi esposti

ULTIMO SOPRALLUOGO

20 settembre 2015 

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - ottobre

COMMENTI

Anello in ambiente molto bello e panoramicamente assai meritevole, peccato per il pessimo stato in cui versano il sentiero e la segnaletica: la traccia molto spesso non esiste, quindi i bolli di vernice dovrebbero, a mio parere, essere più frequenti e visibili, in special modo nei lunghi tratti pascolivi (ad esempio, in mancanza di rocce potrebbero essere posizionati in questi tratti paletti segnavia visibili da lontano). Molto fastidioso il tratto che attraversa la Comba del Verous a causa del bosco fitto ed intricato. A parte queste controindicazioni, che rendono comunque il percorso adatto solo ad escursionisti con una certa esperienza e in condizioni ottimali di visibilità, panorami ed ambiente tra i più meritevoli. Per quanto detto prima, percorso poco frequentato.