Si
imbocca la larga carrareccia sterrata che, a sinistra, risale gli
arrotondati dossi del basso Vallone
di Traversagn. Si guadagna quota con numerosi ampi tornanti, con
vedute che si ampliano gradualmente sulla testata
principale della Valle Varàita di Bellino, dominata
dall’imponente e curioso blocco roccioso della Rocca Senghi. Al
termine di
questo primo tratto di salita, la carrareccia si allunga con
pendenze moderate sulla sinistra idrografica del vallone, in direzione
dell’imponente e repulsiva parete della Rocca Vuorze (2348 m), che
sembra sbarrare il vallone. A quota 2010 m una
palina indica, a sinistra, lo stacco del sentierino per la
Costa Sturana, da cui si giungerà al ritorno (h 0,25 dalla partenza): trascurata la
deviazione, si continua sulla carrareccia principale che riprende a
guadagnare quota con numerosi ampi e ripidi tornanti sulla sinistra
idrografica del vallone, con belle vedute sul
fronteggiante Monte Ferra alla testata del Vallone Reisassa.
Al
termine dei tornanti la carrareccia sfiora una
pittoresca baita, da dove appare per la prima volta la
cuspide del Monviso oltre il crinale erboso del Monte Pietralunga, e si
allunga quindi pianeggiante nel vastissimo e prativo Piano
di Traversagn (2239 m, h 0,45 da Sant’Anna di Bellino),
punteggiato da numerose baite e da bestiame al pascolo. Sullo sfondo
domina il severo castello roccioso di Rocca la Marchisa.
Si
continua lungo la carrareccia con percorso comodo e pianeggiante, in
ambiente veramente pregevole: superato un alpeggio, si giunge al punto
in cui la carrareccia si sdoppia (a sinistra ponticello): si abbandona a
questo punto il tracciato della strada per proseguire dritti (segno di
vernice su un masso) sulla sinistra idrografica del torrentello, lungo
un sentierino fra i prati. Raggiunta la base delle grandi bastionate
erbose che chiudono il vallone, incise da numerosi torrentelli, il
sentierino piega a sinistra, supera un piccolo rio quindi, con percorso
in realtà un po’ incerto, si porta sul
filo di un marcato sperone pascolivo. Qui nuovamente
evidente, il sentierino risale con numerosi ripidi tornanti il filo del
ripido costone: quando questo spiana, diminuendo considerevolmente la
pendenza, lo si continua a
percorrere sul filo, in direzione del piede dell’ardita Cresta
della Marchisa, fasciata alla base da ciclopici massi quarzitici.
Sulla sinistra, oltre un costone con diversi spuntoni rocciosi, appaiono
il
Bric Camosciera, il Pelvo d’Elva e la Rocca Gialèo; oltre
l’erbosa Costa Sturana sbuca
la cuspide del Monviso.
Raggiunta
la base della Cresta della Marchisa, si attraversa verso destra una
conca di pietrame nerastro, quindi si rimonta con numerosi tornanti la
ripida china terminale di erba e fine detrito compresa tra la
Cresta della Marchisa e la Cima Sebolet fino all’ampia insellatura
terrosa del Colle
di Vers (2864 m, h
1,45 dall’inizio del Piano di Traversagn, grosso ometto di
pietre), sullo spartiacque Varàita-Màira. Bella veduta, sul
versante Varàita, sui monti Faràut, Gabel e Pence e, più
oltre, sul Pelvo di Ciabrera, sul Pic du Pelvat e sulla Testa di
Malacosta, fino al massiccio Mongiòia. Sul versante Màira, invece,
scende l’ampio
e verdeggiante Vallone di Verzio (tributario del Rio
Mollasco), dominato a sinistra dai torrioni rocciosi della Làusa
(dietro i quali fa capolino la vetta del Monte Chersogno), dallo scuro
Monte Le Brune e dall’erboso Monte Ruissàs. Oltre il solco principale
della Val Màira si individuano le cuspidi del Monte la Bianca, del
Becco Grande e la triangolare Rocca la Meja.
Dal
colle si scende per pochi metri sul lato del Vallone di Verzio, finchè
non appare evidente la possibilità di scavalcare
il roccioso sperone di sinistra (ometto presso un’evidente
cengetta diagonale). Oltre il filo dello sperone si scende brevemente,
quindi si
continua lungo una marcata traccia fra i detriti (segni
rossi) che riprende a salire costeggiando alla base il versante
roccioso. Raggiunta una valletta ricolma di detriti, la traccia la
risale mantenendosi sulla sinistra (destra orografica) fino a
raggiungere l’ampia insellatura erbosa cui fa capo, nuovamente sullo
spartiacque. Attraversata la sella, la traccia prosegue risalendo il
ripido pendio di faticosi detriti mobili, mantenendosi piuttosto a
ridosso delle rocce della cresta. Raggiunto una sorta di ripiano
inclinato poco sotto la cresta sommitale, si rimontano verso
sinistra gli ultimi grossi blocchi di quarzite lichenata fino alla bella
croce sulla vetta
Ovest di Rocca la
Marchisa (3072 m, h
0,50 dal Colle di Vers), punto più elevato della dentellata
cresta sommitale. Magnifico panorama circolare: verso Ovest, oltre la
dorsale Cima Sebolet- Monte Reghetta – Monte Faràut, spiccano
il Brec e l’Aiguille de Chambèyron e il roccioso Monte
Maniglia. Continuando verso sud l’Oronaye,
il Cassorso e l’aguzza Rocca la Meja, mentre domina la scena l’imponente
piramide rocciosa del Monte Chersogno. Verso
Est, oltre la cima orientale della rocca (croce), la cresta
Pic delle Sagneres – Monte Camoscere – Pelvo d’Elva – Bric
Camosciera non riesce a nascondere il Monviso. Verso
Nord, dove si erge la vicinissima cima settentrionale (3070
m, ometto), oltre l’ampio Vallone Traversagn svettano i “gemelli”
Mongiòia e Monte Salza, mentre a Nord-Ovest appaiono i bianchi
ghiacciai del Delfinato.
Dalla
cima occidentale si scende ora lungo la cresta di grossi blocchi all’ampia
insellatura con la cima orientale, che si raggiunge in pochi
passi (3066 m, h
0,05 dalla cima Ovest, croce di ferro e libro di vetta).
Da
qui si scende lungo un’evidente traccia tra gli sfasciumi che,
raggiunta una sottostante spalla, discende con facile percorso la cresta
orientale della montagna. Superato un tratto erboso, si giunge ad un
ampio ripiano detritico, da dove un tratto molto ripido (attenzione, EE)
consente di scendere all’ampia bifida insellatura del Colle
della Marchisa (2930 m, h 0,15 dalla cima Est, ometto), da
dove Rocca
la Marchisa appare in tutta la sua imponenza.
Dal
colle l’evidente traccia traversa pianeggiante il brecciaio sul
versante meridionale della Quota 2985, fino a raggiungere le rocce di
uno sperone che scende dalla cima: a questo punto le tracce quasi
svaniscono, e il successivo traverso (pressochè in quota) dei
ripidissimi pendii di erba e terra richiede un minimo di intuito e di
sicurezza di piede (EE). Il
traverso è comunque piuttosto breve: una volta raggiunta la
cresta orientale della Quota 2985, si scende nei pressi di essa
(mantenendosi comunque sempre sul detritico lato meridionale) con
percorso evidente fino all’insellatura di terriccio del Colle
delle Sagneres (2894 m, h
0,20 dal Colle della Marchisa, paletto
e indicazioni in vernice su un masso). Dal colle, aperto tra
la Quota 2985 e il Pic delle Sagneres (2992 m), si gode di una bella
veduta sul Piano del Vallone, alla testata del Vallone di Gias Vecchio
di Elva, dominato dal Monte
Chersogno e dagli arditi campanili de La Làusa.
Si
svolta a questo punto a sinistra e ci si cala nel ripidissimo
canalone detritico che scivola verso la testata del Vallone Camosciera.
Nella parte alta del canale una traccia consente di perdere quota
abbastanza agevolmente fra terra e fini detriti, ma da metà in poi il
fondo del canale risulta costituito di detrito più grossolano ed assai
instabile, che richiede molta attenzione (ometti, EE). Raggiunto il
conoide del canale, evitando di perdere quota più del necessario, si
appoggia decisamente a sinistra, mirando a quell’evidente
colletto dal quale si origina la nervatura di erba e rocce denominata
Costa Sturana, costituente lo spartiacque divisorio fra i valloni di
Traversagn e di Camosciera. Con traverso evidente ma delicato per via
del terreno friabilissimo (attenzione, EE) si raggiunge il breve pendio
erboso (vecchi
ruderi di un’antica miniera d’oro) che fa capo al
colletto (Colletto di Costa
Sturana, 2700 m circa, h
0,25 dal Colle delle Sagneres, lapide a ricordo di un
alpinista murata su un masso).
Da
qui un
comodissimo sentiero percorre il filo della costiera,
mantenendosi sull’erboso versante occidentale (Traversagn) con alcuni
poco faticosi saliscendi. Alle spalle, gradualmente, assume slancio ed
imponenza tutta la
bastionata Rocca la Marchisa – Pic delle Sagneres – Rocca Gialèo,
costituita da impressionanti placconate rocciose. Dopo buon tratto si
giunge ad un ampio ripiano pascolivo, ai piedi della cuspide sommitale
della Testa Rasis (2610 m), sormontata da una croce. Traversando verso
destra per prati (in questo tratto il sentiero si perde fra le tracce
del bestiame al pascolo) si ritorna presso il crinale: qui, prima che
questo si impenni nelle roccette della Punta Rasis (2630 m), si ritrova
il sentiero, segnato ai bordi da regolari pietre infisse nel terreno,
che scende decisamente verso sinistra. Con sinuoso percorso il sentiero
discende dapprima per pascoli poco inclinati, poi con decisione lungo un
ripido pendio erboso (ampi tornanti) giungendo all’ampia
insellatura erbosa con vecchie grange del Colletto
di Traversagn (2324 m, h
1,00 dal Colletto di Costa Sturana), aperto tra la Testa
Rasis e la Rocca Vuorze.
Di
qui il sentiero, che si fa nuovamente poco evidente, scende verso destra
con ampie svolte fra gli arbusti un primo pendio, quindi si porta sulla
destra idrografica del sottostante vallonetto boscoso. Con lungo e
sinuoso percorso, per lunghi tratti infastidito dalla rigogliosa
vegetazione arbustiva, il sentierino perde quota nel vallonetto: molto
più in basso, oltre un piccolo rio, si lascia a destra una grangia
diruta, quindi si scende con altre svolte fin sul fondo del vallonetto,
quasi soggiogato dalla cupa ed opprimente parete settentrionale della
Rocca Vuorze. Guadato alla meglio il rio, il sentiero si porta sulla
sinistra idrografica e prosegue pianeggiante verso nord. Superati i due
rami del più corposo rio discendente dal vallonetto a sinistra della
Rocca Vuorze, il sentiero raggiunge in breve la carrareccia del Vallone
di Traversagn in corrispondenza della palina già notata in salita (2010
m, h 0,30
dal Colletto di Traversagn).
Di qui, seguendo a ritroso la carrareccia già
percorsa all’andata, si ritorna al parcheggio (h 0,20 dalla palina).