Rocca la Marchisa 3072 m - Traversata

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 17

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI COZIE

SCHEDA N. 33

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

FOTOPERCORSO (DALLA CIMA DEL MONTE FARÁUT)

LA CARATTERISTICA ROCCA SENGHI DA SANT’ANNA DI BELLINO

I COSIDDETTI “SOFFIONI” NEL BASSO VALLONE DI TRAVERSAGN

LE CIME OVEST E NORD DI ROCCA LA MARCHISA VISTE DALLA CIMA EST

L’IMPONENTE MONTE CHERSOGNO DAL COLLE DELLA MARCHISA

CARATTERISTICO SCORCIO DALLA COSTA STURANA

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Fossano (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiunge Villafalletto e si risale quindi la Val Varàita. Superati Sampeyre e Casteldelfino, si lascia a destra il solco principale che sale a Pontechianale e al Colle dell’Agnello e si prosegue a sinistra con un lungo traverso fino ad immettersi nella pittoresca Valle Varàita di Bellino. Si risale la breve valletta superando le varie borgate che costituiscono il comune di Bellino (Chiesa, Pleyne, Celle, Chiazale). Superato il pittoresco Rifugio Melezè (1811 m), si giunge a Sant’Anna di Bellino (1828 m, 78 km da Fossano). Su prosegue su un breve tronco sterrato, parcheggiando subito oltre un ponte in cemento (1852 m, paline per il Colle di Vers).

 

ITINERARIO

Si imbocca la larga carrareccia sterrata che, a sinistra, risale gli arrotondati dossi del basso Vallone di Traversagn. Si guadagna quota con numerosi ampi tornanti, con vedute che si ampliano gradualmente sulla testata principale della Valle Varàita di Bellino, dominata dall’imponente e curioso blocco roccioso della Rocca Senghi. Al termine di questo primo tratto di salita, la carrareccia si allunga con pendenze moderate sulla sinistra idrografica del vallone, in direzione dell’imponente e repulsiva parete della Rocca Vuorze (2348 m), che sembra sbarrare il vallone. A quota 2010 m una palina indica, a sinistra, lo stacco del sentierino per la Costa Sturana, da cui si giungerà al ritorno (h 0,25 dalla partenza): trascurata la deviazione, si continua sulla carrareccia principale che riprende a guadagnare quota con numerosi ampi e ripidi tornanti sulla sinistra idrografica del vallone, con belle vedute sul fronteggiante Monte Ferra alla testata del Vallone Reisassa.

Al termine dei tornanti la carrareccia sfiora una pittoresca baita, da dove appare per la prima volta la cuspide del Monviso oltre il crinale erboso del Monte Pietralunga, e si allunga quindi pianeggiante nel vastissimo e prativo Piano di Traversagn (2239 m, h 0,45 da Sant’Anna di Bellino), punteggiato da numerose baite e da bestiame al pascolo. Sullo sfondo domina il severo castello roccioso di Rocca la Marchisa.

Si continua lungo la carrareccia con percorso comodo e pianeggiante, in ambiente veramente pregevole: superato un alpeggio, si giunge al punto in cui la carrareccia si sdoppia (a sinistra ponticello): si abbandona a questo punto il tracciato della strada per proseguire dritti (segno di vernice su un masso) sulla sinistra idrografica del torrentello, lungo un sentierino fra i prati. Raggiunta la base delle grandi bastionate erbose che chiudono il vallone, incise da numerosi torrentelli, il sentierino piega a sinistra, supera un piccolo rio quindi, con percorso in realtà un po’ incerto, si porta sul filo di un marcato sperone pascolivo. Qui nuovamente evidente, il sentierino risale con numerosi ripidi tornanti il filo del ripido costone: quando questo spiana, diminuendo considerevolmente la pendenza, lo si continua a percorrere sul filo, in direzione del piede dell’ardita Cresta della Marchisa, fasciata alla base da ciclopici massi quarzitici. Sulla sinistra, oltre un costone con diversi spuntoni rocciosi, appaiono il Bric Camosciera, il Pelvo d’Elva e la Rocca Gialèo; oltre l’erbosa Costa Sturana sbuca la cuspide del Monviso.

Raggiunta la base della Cresta della Marchisa, si attraversa verso destra una conca di pietrame nerastro, quindi si rimonta con numerosi tornanti la ripida china terminale di erba e fine detrito compresa tra la Cresta della Marchisa e la Cima Sebolet fino all’ampia insellatura terrosa del Colle di Vers (2864 m, h 1,45 dall’inizio del Piano di Traversagn, grosso ometto di pietre), sullo spartiacque Varàita-Màira. Bella veduta, sul versante Varàita, sui monti Faràut, Gabel e Pence e, più oltre, sul Pelvo di Ciabrera, sul Pic du Pelvat e sulla Testa di Malacosta, fino al massiccio Mongiòia. Sul versante Màira, invece, scende l’ampio e verdeggiante Vallone di Verzio (tributario del Rio Mollasco), dominato a sinistra dai torrioni rocciosi della Làusa (dietro i quali fa capolino la vetta del Monte Chersogno), dallo scuro Monte Le Brune e dall’erboso Monte Ruissàs. Oltre il solco principale della Val Màira si individuano le cuspidi del Monte la Bianca, del Becco Grande e la triangolare Rocca la Meja.

Dal colle si scende per pochi metri sul lato del Vallone di Verzio, finchè non appare evidente la possibilità di scavalcare il roccioso sperone di sinistra (ometto presso un’evidente cengetta diagonale). Oltre il filo dello sperone si scende brevemente, quindi si continua lungo una marcata traccia fra i detriti (segni rossi) che riprende a salire costeggiando alla base il versante roccioso. Raggiunta una valletta ricolma di detriti, la traccia la risale mantenendosi sulla sinistra (destra orografica) fino a raggiungere l’ampia insellatura erbosa cui fa capo, nuovamente sullo spartiacque. Attraversata la sella, la traccia prosegue risalendo il ripido pendio di faticosi detriti mobili, mantenendosi piuttosto a ridosso delle rocce della cresta. Raggiunto una sorta di ripiano inclinato poco sotto la cresta sommitale, si rimontano verso sinistra gli ultimi grossi blocchi di quarzite lichenata fino alla bella croce sulla vetta Ovest di Rocca la Marchisa (3072 m, h 0,50 dal Colle di Vers), punto più elevato della dentellata cresta sommitale. Magnifico panorama circolare: verso Ovest, oltre la dorsale Cima Sebolet- Monte Reghetta – Monte Faràut, spiccano il Brec e l’Aiguille de Chambèyron e il roccioso Monte Maniglia. Continuando verso sud  l’Oronaye, il Cassorso e l’aguzza Rocca la Meja, mentre domina la scena l’imponente piramide rocciosa del Monte Chersogno. Verso Est, oltre la cima orientale della rocca (croce), la cresta Pic delle Sagneres – Monte Camoscere – Pelvo d’Elva – Bric Camosciera non riesce a nascondere il Monviso. Verso Nord, dove si erge la vicinissima cima settentrionale (3070 m, ometto), oltre l’ampio Vallone Traversagn svettano i “gemelli” Mongiòia e Monte Salza, mentre a Nord-Ovest appaiono i bianchi ghiacciai del Delfinato.

Dalla cima occidentale si scende ora lungo la cresta di grossi blocchi all’ampia insellatura con la cima orientale, che si raggiunge in pochi passi (3066 m, h 0,05 dalla cima Ovest, croce di ferro e libro di vetta).

Da qui si scende lungo un’evidente traccia tra gli sfasciumi che, raggiunta una sottostante spalla, discende con facile percorso la cresta orientale della montagna. Superato un tratto erboso, si giunge ad un ampio ripiano detritico, da dove un tratto molto ripido (attenzione, EE) consente di scendere all’ampia bifida insellatura del Colle della Marchisa (2930 m, h 0,15 dalla cima Est, ometto), da dove Rocca la Marchisa appare in tutta la sua imponenza.

Dal colle l’evidente traccia traversa pianeggiante il brecciaio sul versante meridionale della Quota 2985, fino a raggiungere le rocce di uno sperone che scende dalla cima: a questo punto le tracce quasi svaniscono, e il successivo traverso (pressochè in quota) dei ripidissimi pendii di erba e terra richiede un minimo di intuito e di sicurezza di piede (EE). Il traverso è comunque piuttosto breve: una volta raggiunta la cresta orientale della Quota 2985, si scende nei pressi di essa (mantenendosi comunque sempre sul detritico lato meridionale) con percorso evidente fino all’insellatura di terriccio del Colle delle Sagneres (2894 m, h 0,20 dal Colle della Marchisa, paletto e indicazioni in vernice su un masso). Dal colle, aperto tra la Quota 2985 e il Pic delle Sagneres (2992 m), si gode di una bella veduta sul Piano del Vallone, alla testata del Vallone di Gias Vecchio di Elva, dominato dal Monte Chersogno e dagli arditi campanili de La Làusa.

Si svolta a questo punto a sinistra e ci si cala nel ripidissimo canalone detritico che scivola verso la testata del Vallone Camosciera. Nella parte alta del canale una traccia consente di perdere quota abbastanza agevolmente fra terra e fini detriti, ma da metà in poi il fondo del canale risulta costituito di detrito più grossolano ed assai instabile, che richiede molta attenzione (ometti, EE). Raggiunto il conoide del canale, evitando di perdere quota più del necessario, si appoggia decisamente a sinistra, mirando a quell’evidente colletto dal quale si origina la nervatura di erba e rocce denominata Costa Sturana, costituente lo spartiacque divisorio fra i valloni di Traversagn e di Camosciera. Con traverso evidente ma delicato per via del terreno friabilissimo (attenzione, EE) si raggiunge il breve pendio erboso (vecchi ruderi di un’antica miniera d’oro) che fa capo al colletto (Colletto di Costa Sturana, 2700 m circa, h 0,25 dal Colle delle Sagneres, lapide a ricordo di un alpinista murata su un masso).

Da qui un comodissimo sentiero percorre il filo della costiera, mantenendosi sull’erboso versante occidentale (Traversagn) con alcuni poco faticosi saliscendi. Alle spalle, gradualmente, assume slancio ed imponenza tutta la bastionata Rocca la Marchisa – Pic delle Sagneres – Rocca Gialèo, costituita da impressionanti placconate rocciose. Dopo buon tratto si giunge ad un ampio ripiano pascolivo, ai piedi della cuspide sommitale della Testa Rasis (2610 m), sormontata da una croce. Traversando verso destra per prati (in questo tratto il sentiero si perde fra le tracce del bestiame al pascolo) si ritorna presso il crinale: qui, prima che questo si impenni nelle roccette della Punta Rasis (2630 m), si ritrova il sentiero, segnato ai bordi da regolari pietre infisse nel terreno, che scende decisamente verso sinistra. Con sinuoso percorso il sentiero discende dapprima per pascoli poco inclinati, poi con decisione lungo un ripido pendio erboso (ampi tornanti) giungendo all’ampia insellatura erbosa con vecchie grange del Colletto di Traversagn (2324 m, h 1,00 dal Colletto di Costa Sturana), aperto tra la Testa Rasis e la Rocca Vuorze.

Di qui il sentiero, che si fa nuovamente poco evidente, scende verso destra con ampie svolte fra gli arbusti un primo pendio, quindi si porta sulla destra idrografica del sottostante vallonetto boscoso. Con lungo e sinuoso percorso, per lunghi tratti infastidito dalla rigogliosa vegetazione arbustiva, il sentierino perde quota nel vallonetto: molto più in basso, oltre un piccolo rio, si lascia a destra una grangia diruta, quindi si scende con altre svolte fin sul fondo del vallonetto, quasi soggiogato dalla cupa ed opprimente parete settentrionale della Rocca Vuorze. Guadato alla meglio il rio, il sentiero si porta sulla sinistra idrografica e prosegue pianeggiante verso nord. Superati i due rami del più corposo rio discendente dal vallonetto a sinistra della Rocca Vuorze, il sentiero raggiunge in breve la carrareccia del Vallone di Traversagn in corrispondenza della palina già notata in salita (2010 m, h 0,30 dal Colletto di Traversagn).

Di qui, seguendo a ritroso la carrareccia già percorsa all’andata, si ritorna al parcheggio (h 0,20 dalla palina).

 

TEMPO TOTALE

h 6,15 circa 

DISLIVELLO

1300 m circa (diversi saliscendi lungo la Costa Sturana) 

DIFFICOLTA’

EE allenati 

ULTIMO SOPRALLUOGO

30 agosto 2015 

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - fine settembre

COMMENTI

Anello piuttosto lungo, assai meritevole dal punto di vista paesaggistico. Piuttosto comoda la salita al Colle di Vers, un po’ faticoso l’ultimo tratto per raggiungere la vetta, che richiede anche attenzione per via dei detriti mobili. Leggermente più impegnativa la discesa, specialmente nel breve ma leggermente esposto traverso del versante meridionale della quota 2985 e nella discesa del canalone detritico del Colle delle Sagneres, per il quale è richiesta sicurezza di piede. Il ritorno per la Costa Sturana, piacevole e pittoresco dal punto di vista ambientale, richiede però un ulteriore aggravio di dislivello positivo per via dei numerosi saliscendi. L’ultimo tratto, dal Colletto di Traversagn in poi, presenta tratti di sentiero non molto evidenti e infastiditi dalla vegetazione. Comunque consigliato!