La stradina, con fondo buono,
prende quota con un paio di tornanti, quindi taglia alla base una
vertiginosa gola dove un piccolo rio forma una cascatella e, traversando
verso ovest, risale (a tratti asfaltata) gli ampi pascoli a
monte della strada statale fino al terrazzo erboso dove sorge la frazione
Piron (
1028 m
, h 0,30, fontana poco più avanti);
fin qui è possibile anche salire con l’auto.
All’inizio della borgata (paline)
si segue la mulattiera di destra (segnavia P64b) che, raggiunta una casa, si dirige pressoché
pianeggiante verso est. Tagliando vasti pendii terrazzati, la mulattiera
(in qualche tratto ridotta a sentiero) traversa lungamente, con belle
vedute sulle sottostanti
case di Aisone: più avanti si entra nel bosco e, con
leggera discesa, si va a guadare un rio. Aggirato un costone, si
attraversa una valletta e si raggiunge il terrapieno dove sorgono i
ruderi della borgata
Ciancamentes (
1049 m
, h 0,20 da Piron). Questa è situata
in una verde e riparata valletta, al di sotto della cresta rocciosa
delle Punte Chiavardine, che domina l’abitato di Aisone. Le numerose
abitazioni, di cui diverse a più piani fuori terra, risultano
ordinatamente allineate in direzione est-ovest, e presentano anche
alcune originali soluzioni costruttive. Oggi i tanti anni di abbandono
hanno influito non solo sulle vecchie case (in gran parte semicrollate)
ma sul sito stesso dove sono state costruite: l’intero agglomerato, un
tempo adagiato “in una soleggiata radura al limite inferiore del
bosco”, risulta infatti ormai completamento immerso nella fitta
boscaglia, che ha prepotentemente ripreso possesso di questo luogo.
Dalla palina all’estremità del
villaggio (a destra un sentiero raggiunge direttamente Aisone in una
ventina di minuti) si svolta decisamente a sinistra e si inizia a salire
con decisione nel bosco: con alcune svolte il sentiero si porta sul filo
di un costone alberato, che risale poi lungo il filo con pendenze molto
sostenute. Raggiunto più in alto una sorta di colletto fra grossi massi
(bel
punto panoramico), il sentiero taglia in falsopiano il
successivo scosceso avvallamento fino a portarsi alla base delle rocce.
Ripresa la salita, con una serie di erti tornanti sorretti da muri a
secco si
rimonta un ripidissimo canalone erboso rinserrato fra
verticali pareti rocciose, fino ad uscire sul sovrastante pendio
boscoso. Traversando verso destra sul ciglio superiore dei dirupi, nuovamente
nel bosco, si doppia un nuovo costone: la vegetazione cambia
all’improvviso, passando dal lariceto alla faggeta. Con un nuovo
ripido tratto in salita nell’ombroso
bosco si va ad intercettare una vecchia mulattiera in disuso
che, seguita brevemente verso destra, raggiunge la piccola radura sul
margine della quale sorgono i
pochi ruderi dei Ciabot
Casalot
(
1466 m
, h 1,00
da Ciancamentes).
Un breve tratto pianeggiante, uno
successivo in ripida salita ed un lungo traversone verso sinistra, nella
splendida faggeta, consentono di raggiungere il boscoso crinale presso
una sella (h
0,25
dai ciabot): qui una
palina indica l’incrocio con il sentiero P64
proveniente dalle Punte Chiavardine e dalla chiesetta di Madonna del
Pino, sopra Demonte.
Si prosegue verso sinistra, lungo
il crinale boscoso: con salita moderata il
sentiero serpeggia fra i grossi larici, consentendo solo
occasionalmente qualche scorcio panoramico verso Sud, sul versante
opposto della Valle Stura. Discesi
in un’ampia conca circondata dal bosco, si prosegue
dall’altra parte fin nei pressi di un cumulo di massi che si affaccia
su una meravigliosa radura. Appare la
boscosa sommità della Testa di Peitagù: qui il sentiero si
perde, ma gli ometti e i segnavia guidano a sinistra, nuovamente
sul filo del crinale. Si prosegue pressoché rettilinei,
nuovamente nel bosco: ad un primo tratto di salita moderata ne segue un
secondo assai faticoso, a causa dell’estrema ripidezza e della traccia
disagevole. Si giunge così su una panoramica spalla erbosa, pochi metri
a Sud della poco accentuata sommità della Testa
di Peitagù (
1816 m
, h 0,40
dal bivio sul crinale, paline). Magnifica
veduta sulle Alpi Marittime (Rocca la Paur, Cima Gorgia Cagna ed i selvaggi valloni del
Reduc, della Valletta e
della Palla) e sulla testata del Vallone dell’Arma.
Da questo punto, seguendo
gli ometti ed i segnavia, si prosegue lungo l’ampio crinale
erboso (altamente panoramico) per tracce un po’ confuse fino alla
vastissima depressione pascoliva denominata Pra
d’Giacu (
1807 m
, h 0,10 dalla Testa di Peitagù).
Sulla sinistra si incontrano le paline del segnavia P64.
Trascurando per ora il sentiero che
scende in direzione di Grangette, si continua lungo lo spartiacque:
superati i
vicini ruderi di una vecchia truna, si continua lungo la
dorsale erbosa, che si fa via via più ripida. Oltre una poco accentuata
anticima, si prosegue lungo l’ultimo breve pendio pascolivo che
conduce presso il grosso cippo sulla vetta orientale del Monte
Corso del Cavallo (2039 m, h 0,50
da Pra d’Giacu). Magnifico panorama, ancora più vasto di quello della
Testa di Peitagù. Vista la facilità del terreno, nulla vieta di
proseguire lungo la cresta erbosa (gambe e fiato permettendo!) fino alla
vetta vera e propria del Monte Corso del Cavallo (cima
Ovest,
2120 m
, h 0,30
dalla cima Est).
Ritornati a Pra d’Giacu (h
0,30 dalla cima Est), si
svolta a destra (Sud) e si prosegue lungo il sentiero P64: con ripidissima discesa fra prati e boschetti
si perde velocemente quota fino al piccolo ripiano dove sorgono i
pochi ruderi di Ventöu
(
1588 m
, h 0,20 da Pra d’Giacu), indicata
come “Grangette Soprane” su talune cartine.
Oltre un poggio con un altro rudere
(un sentierino che sale a destra non è da considerare), si prosegue
nella discesa, ora nel fitto noccioleto: un lunghissimo tornante sul
ripido pendio, con un tratto di sentiero molto infastidito dal
ruscellamento, consente di toccare il poggio dove sorgono le
dirute baite di Grangette
(o Grangette Sottane,
1457 m
, h 0,15
da Ventöu).
Da qui in poi la mulattiera
abbandona il bosco per discendere, con
arditissimo percorso a
tratti intagliato
nella roccia, il vertiginoso salto roccioso che
precipita verso il fondovalle. Con numerosi tornanti fra gole e
pinnacoli il sentiero compie un ampio traversone verso sinistra, fino a
portarsi sulla sinistra idrografica dell’avvallamento. Rientrato nel
bosco, ormai alla base del risalto, si prosegue in discesa più moderata
fino ad un nuovo bivio (h
0,30 da Grangette, paline).
Trascurando il sentiero che a
destra prosegue verso Castellar delle Vigne e Vinàdio, si segue il
ramo di sinistra che, pressoché pianeggiante, rientra nel bosco e
traversa fino al poggio dove sorgono le case di Piron
(
1028 m
, h 0,10 dal bivio).
Da qui, seguendo la stradetta già
percorsa in salita, si ritorna ad Aisone ed alla macchina (h 0,20 da Piron).