Celle di Macra - Palent - Bassura di Stroppo

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI scala 1:25.000 – Foglio 11

CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALPI COZIE

SCHEDA N. 31

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

L’INTERNO DELLA PARROCCHIALE DI SAN GIOVANNI BATTISTA DI CELLE DI MACRA, CON IL FAMOSO POLITTICO DI HANS CLEMER SOPRA L’ALTAR MAGGIORE

DA BORGATA CHIESA DI CELLE DI MACRA VERSO IL MONTE CHERSOGNO E IL PELVO D’ELVA

ALCUNE DELLE NUMEROSE BORGATE DI ALBARETTO TOCCATE DURANTE L’ITINERARIO DAI PRESSI DI PASCHERO DI CELLE DI MACRA

LE ANTICHISSIME CASE DELLA BORGATA RIO DI CELLE DI MACRA

IL CARATTERISTICO PILONE DEL RIO

LA BELLISSIMA E ANTICA PARROCCHIALE DI ALBARETTO

CARATTERISTICO SCORCIO IN BORGATA SERREMORELLO

AFFRESCO DATATO 1888 SULLA FACCIATA DELLA CAPPELLA DI SANT’ANNA A BORGATA COLLETTO DI ALBARETTO

LA BORGATA PALENT (IN BASSO SI NOTA IL BIANCO CAMPANILE DI SAN MAGNO) DALLA BORGATA COLLETTO

LA BORGATA MAURENGO, CON A DESTRA LA CAPPELLA DEDICATA A SAN BARTOLOMEO

LA GROSSA BORGATA ARAMOLA DALLA MULATTIERA CHE SALE VERSO PALENT DI MACRA

BASSURA (IN BASSO) E PASCHERO DI STROPPO, CON L’AGUZZO CAMPANILE DELLA PARROCCHIALE

CURIOSA COLONNA CHE SORREGGE UN BALLATOIO A BASSURA DI STROPPO

AFFRESCO DEL 1894 SULLA FACCIATA DI UN’ANTICA CASA DI BASSURA DI STROPPO

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Cuneo Ovest (uscita della A33 Cuneo-Asti) si raggiunge Dronero ( 622 m , 20 km da Cuneo) e si risale quindi la lunga Valle Màira. Superata Macra (1040 m, 28 km da Dronero), si prende a sinistra la diramazione per Celle e Albaretto. Superato il Torrente Máira su un ponte, la strada si inoltra nel Vallone di Celle: ad un bivio si segue la diramazione di sinistra, che risale l’avvallamento sul fondo fino al ponte sul Bedale Tibert. Di qui, con lunghi tornanti, la strada risale la destra idrografica del vallone e, superando numerose frazioni, giunge alla borgata Chiesa, sede della parrocchiale e del municipio di Celle di Macra (poche possibilità di parcheggio nei pressi della chiesa).

Qui sorge la Locanda Borgata Chiesa, che svolge servizio di ristoro e di posto tappa per la GTA e per i Percorsi Occitani.

 

ITINERARIO

Celle di Macra, come diversi altri comuni della Val Máira, è costituito da numerosissime frazioni (ben 18) adagiate sulle coste a solatio dell’omonimo boscoso vallone, che sfocia sulla destra idrografica della valle principale nei pressi di Macra. Il territorio di Celle ospita alcune importanti opere d'arte, fra le quali di valore assoluto è il Polittico della parrocchiale di San Giovanni Battista. Datato 1496, è opera del pittore fiammingo Hans Clemer, detto il Maestro d'Elva, attivo alla Corte dei Marchesi di Saluzzo a cavallo fra i secoli XV° e XVI°. Si compone di cinque tavole: in quella centrale è raffigurata la Madonna con il Bambino sulle ginocchia, ai lati, a figura intera, sono disposti i Santi Paolo, Pietro, San Giovanni Evangelista e Giovanni Battista. Altri Santi sono rappresentati a mezzo busto e in tondi, unitamente all'Annunciazione. Raffigurato pure il parroco don Giovanni Forneris di Piasco, committente dell’opera.

Caratteristica tra la popolazione è stata la professione di acciugaio ambulante (anciuè). Sviluppatasi nell'Ottocento quale integrazione delle attività agricole (ma secondo alcuni risalente a più antiche immigrazioni di origine spagnola), essa vide i cellesi percorrere dal tardo autunno fino alla primavera le strade di Piemonte e Lombardia (ma non solo) con carretti a mano, offrendo il pesce conservato sotto sale: un'attività stagionale che si trasformò progressivamente in permanente. Il Museo Multimediale dei mestieri itineranti, sito nell'ex Chiesa di San Rocco e specificamente riferito agli "anciuè", è preziosa testimonianza di questo passato.

Dalla piazzetta antistante la parrocchiale in borgata Chiesa (1270 m) si prende una stradina che scende di fianco al muraglione che sostiene il terrapieno della piazza stessa, a lato di una casa ristrutturata (nessuna palina indicativa). Dopo poche decine di metri la stradina svolta a destra e diviene vecchia mulattiera (segnavia GTA e PO): con veloce discesa nel bosco, si lascia a destra una diramazione per Ansoleglio e Pian della Colla (palina) e si giunge alle case e alla cappella della borgata Paschero (1189 m, h 0,10 da Chiesa). Nella borgata si trovano abitazioni assai antiche, specie nella parte a valle dell’abitato. La cappella, con ampio portico sulla facciata a grazioso campanile, è dedicata alla Natività della Vergine Maria. Sulla facciata di un’antica abitazione è ancora visibile un pregevole affresco di Giors Boneto da Paesana, pittore itinerante ottocentesco assai attivo in queste zone. Un tempo nella frazione erano presenti un’osteria ed un negozio di alimentari e tabacchi.

Costeggiata in discesa la facciata della cappella, si prosegue a destra per una stradina che in breve riporta sulla strada asfaltata presso un tornante. Si scende lungo la strada per alcune decine di metri quindi, in corrispondenza di una diramazione a sinistra da trascurare, si prende una mulattiera che scende nel prato sottostante (palina per Macra e Bassura). Incassata fra vecchi muretti a secco, la mulattiera scende con decisione, incrociando nuovamente la strada asfaltata: attraversatala, si prosegue in discesa sulla mulattiera, che sfiora subito un tabernacolo. Poco oltre si incontra una grossa croce in pietra, in corrispondenza di un bivio (paline): trascurato il poco evidente ramo di destra, che scende direttamente a Bassura, si prosegue a sinistra nel fitto bosco e, con una ripida diagonale, si raggiungono le prime case della borgata Mattalia (1099 m, h 0,15 da Paschero).

Attraversata la strada asfaltata, si scende lungo una stradina erbosa fra le case (segnavia bianco-rossi). Con alcuni zig-zag si scende fino ad una moderna fontana in pietra, quindi si prosegue in diagonale verso sinistra fino ad un nuovo gruppo di antiche case ristrutturate. Giunti alle case, si segue un sentiero a sinistra che traversa in lieve discesa nella boscaglia e raggiunge le poche case della borgata Rio (1006 m, h 0,15 da Mattalia). La minuscola borgata, completamente abbandonata, è costituita da antiche case di origine medievale con passaggi coperti, monofore e colonne rotonde. Il toponimo è un chiaro riferimento alla sua posizione, sulle rive del Bedale Tibert. Poco discosti dalla borgata, risalendo lungo il torrente sulla sponda opposta alla strada che conduce a Ugo e Albornetto, si trovano i due forni da calce meglio conservati della valle. Si tratta di costruzioni seminterrate in pietra a pianta circolare che si restringono verso l'alto, lasciando una larga apertura sulla cima.

Attraversata la piccola borgata, si lascia a sinistra la poco evidente deviazione per i forni da calce (palina) e si supera quindi il Bedale Tibert su un ponte, andando ad intercettare la stretta stradina asfaltata diretta ad Albornetto e Ugo (paline). Si segue la stradina verso destra, in lieve discesa, innestandosi dopo pochi metri nella strada asfaltata principale. Si continua a sinistra, sempre in discesa, per alcune decine di metri, per imboccare a sinistra un evidente sentiero in salita che si inoltra nel bosco (paline e segnavia GTA e PO). Con breve salita si raggiunge il caratteristico Pilone del Rio. Nonostante il nome, non si tratta di un semplice pilone sacro, ma di una costruzione più articolata: ad un classico pilone con immagini sacre affrescate (risalenti alla metà del XVIII° secolo e realizzate da tal Giuseppe Gauteri) si aggiunge un ampio portico sorretto da colonne in muratura, sotto il quale transita il sentiero.

Oltre il pilone, il sentiero prosegue a mezza costa nel bosco misto di faggi e conifere, in ambiente ombroso e fresco. Tralasciata a sinistra una diramazione diretta alla borgata Ugo (palina in legno), il sentiero continua lungamente con scarsi saliscendi, tagliando le basse pendici del Monte Vierme. Lasciate poco sotto il sentiero le dirute case di Chiottetto, si prosegue ad aggirare la costa boscosa, entrando nell’impluvio del Bedale Intersile. Con percorso pressoché pianeggiante, il sentiero supera un nuovo pilone simile, per tecnica costruttiva, al Pilone del Rio, quindi esce dal bosco e va ad intercettare una stradina asfaltata che, in poche decine di metri, raggiunge il ponte sul Bedale Intersile subito a valle della borgata Combe (1063 m, h 0,40 da Rio). Situata lungo l’impetuoso Bedale Intersile, Combe è caratterizzata dalla presenza di numerosi mulini: nel suo territorio in passato se ne contavano ben dodici, anche se di alcuni di essi oggi non v’è più traccia. Alimentati da un canale artificiale (oggi scomparso) che prelevava l’acqua del torrente un centinaio di metri a monte della borgata, venivano utilizzati per svariati scopi: macinazione del grano saraceno e della segale, macerazione della canapa, forza motrice per la lavorazione dei metalli. All’ingresso della borgata, presso l’edificio dell’ex mulino Gertosio, sono allineate numerose antiche macine in pietra. La cappella al centro dell’abitato, dalla bella facciata affrescata da Francesco Agnesotti nel 1911, è dedicata a San Martino.

Con un ampio tornante la strada si inoltra nella borgata: lasciata a sinistra la diramazione per il Colle Intersile, si prosegue di fianco alla cappella, uscendo presto dall’abitato. Con breve salita su carrareccia, si giunge al piccolo parcheggio a valle della borgata Sagna (1098 m, h 0,10 da Combe). Il toponimo indica un luogo con presenza di risorgive d’acqua nel terreno (dal tardo latino sagna, occitano sanha). Un tempo nella borgata era presente una gabella, cioè un ufficio per l’amministrazione e la riscossione dei dazi. Nella zona di Sagna detta rouera/raiera, situata verso Albaretto, c’erano dei terreni un tempo coltivati a vite con cui si produceva la Pichëtta/Piqueta, un vino locale dal gusto particolarmente aspro.

Attraversata anche questa borgata, presso un pilone si segue una mulattiera che risale a sinistra il ripido pendio a monte dell’abitato con alcuni tornanti. Trascurando un paio di diramazioni a destra, il sentiero (dal fondo sconnesso) risale con numerose svolte un ripido vallonetto, rinserrato fra verticali pareti rocciose. Con un traverso verso destra si giunge su un panoramico poggio, su cui sorge un pilone votivo. Proseguendo pressoché in piano nel bosco, si passa a monte di una grande casa abbandonata (all’interno della quale si possono notare ancora alcuni vecchi oggetti e persino alcune scarpe!) e si raggiunge una carrareccia inerbita (paline). Seguendola in lieve salita, si giunge alle dirute abitazioni di Chiatignano (1184 m, h 0,30 da Sagna). Entrando nella borgata, si nota subito come essa sia ormai completamente disabitata ed in rovina: le numerose case (alcune di notevole imponenza) dimostrano come un tempo la borgata fosse invece densamente popolata. Così come il mestiere caratteristico dei cellesi era l’acciugaio, Albaretto (di cui Chiatignano è frazione) fu terra di bottai (cibriers): in autunno essi si recavano in Langa, in Monferrato ed in Liguria per prestare la loro opera nella costruzione di botti, tini, barili e torchi.

Lasciata la borgata a destra, si prosegue per la carrareccia inerbita  che con un tornante si porta a monte dell’abitato. Con un traversone in moderata salita nel bosco (trascurando a destra un sentiero che scende verso Macra e Camoglieres) si giunge ad un nuovo tornante, ai piedi del poggio dove sorge l’antica chiesa parrocchiale di Albaretto. Abbandonata la carrareccia, si segue un sentiero a destra (palina) che con ripida ma breve salita giunge sullo spiazzo antistante la chiesa (1284 m), dove si ritrova la carrareccia. La chiesa parrocchiale di Albaretto, dedicata a Santa Maria Assunta, risulta già citata in un atto del 1386, anche se profondamente diversa dalla forma attuale. Conserva uno splendido campanile a cuspide e un portale con sculture in pietra. Chiusa al culto negli anni Settanta a favore della nuova e moderna chiesa costruita in borgata Serremorello (considerata più comoda), la “chiesa vecchia” è stata abbandonata al degrado. Solo a partire dagli anni Novanta si è provveduto ai primi lavori di consolidamento necessari ad impedire il crollo della struttura. Dai primi anni Duemila si è ripreso a celebrare funzioni nella “chiesa vecchia” in occasione di particolari festività: oggi (2016) si pensa ad avviare una necessaria ed opportuna opera di restauro.

Trascurato il proseguimento della carrareccia (diretta alla borgata Garino), si segue un sentiero che si inerpica sul pendio retrostante la chiesa e, con alcune svolte nel bosco, va ad intercettare la strada asfaltata soprastante (paline). Seguendola verso sinistra, in leggera salita, si aggira un poggio e si giunge ai piedi della borgata Serremorello (1307 m, h 0,20 da Chiatignano). Serremorello era il capoluogo dell’antico comune di Albaretto. Indipendente dal 1609, fu infine accorpato ad Alma nel 1928: con l’unione dei due comuni, l’intero territorio prese il nome di Macra. Nella parte bassa della borgata sorge la nuova parrocchiale di Albaretto, costruita negli anni Settanta in posizione ritenuta, in modo assai discutibile, più comoda rispetto all’antica chiesa. Nei pressi sorge anche l’antico Palazzo Comunale, oggi sede del “Museo dei Bottai”, spazio espositivo di documentazione permanente dedicato alla figura dei bottai di Albaretto.

Dalla chiesa si sale all’interno della borgata, con pittoresco percorso fra antiche case ristrutturate. All’uscita dell’abitato la stradina diviene mulattiera e, con un tratto di salita sostenuta nel fitto bosco, raggiunge le prime case della borgata Colletto (1414 m, h 0,15 da Serremorello): salendo in diagonale per un comodo sentiero erboso si giunge sull’insellatura che dà il nome alla borgata, presso la graziosa cappella dedicata a Sant’Anna. Nel 1959, sul cocuzzolo a nord-est dell'abitato, denominato Cresta del Castello, è stata eretta una statua in marmo della Madonna Alpina, dedicata alla Madonna di Lourdes: consigliabile raggiungerla con una breve salita, soprattutto per il vasto panorama sulla media valle. Nella borgata sono ancora presenti alcuni vecchi pozzi per la raccolta dell’acqua piovana: vista la scarsità di sorgenti, questi rappresentavano spesso l’unica riserva d’acqua ad uso domestico, irriguo e per l’abbeveraggio degli animali.

Dalla fontana di fronte alla cappella si scende ripidamente nel bosco lungo un ampio sentiero (segnavia PO): dopo un breve tratto ripido il sentiero spiana, proseguendo poi a mezza costa nella fittissima abetaia. Trascurata una diramazione che scende a destra, si prosegue in piano, tagliando l’intero impluvio della Comba di Aramola. Al termine dell’abetaia il bosco diviene misto di latifoglie, e sempre a mezza costa si traversa sulla sinistra idrografica della comba fino alle poche case della borgata Maurengo (1304 m, h 0,25 da Colletto). La minuscola borgata, interamente ristrutturata e molto suggestiva, è ormai considerata una frazione della vicina Aramola. La cappella, all’inizio dell’abitato, è dedicata a San Bartolomeo.

Seguendo la carrareccia sterrata che prosegue oltre la cappella, si giunge presso lo stacco di una mulattiera a sinistra (paline). Imboccando la mulattiera, che con un lungo tornante entra nel fitto bosco, si sale a doppiare un costone alberato e, con salita a mezza costa, si giunge alla pittoresca cappella di San Magno, a valle della remota borgata Palent (1479, h 0,20 da Maurengo). Proseguendo lungo la mulattiera, si entra tra le pittoresche case, in gran parte ristrutturate e disposte a gradini sul ripido pendio. Palent è una delle borgate costituenti l’antico comune di Albaretto, a partire dal 1928 accorpato al municipio di Macra. La borgata sorge su di un ripido pendio fra splendidi boschi di faggi e conifere: le case, robuste costruzioni in pietra locale, sono state ristrutturate secondo l’originaria architettura alpina. Al centro della borgata, all’interno di un antico edificio, sorge la Locanda di Palent, con servizio di ristoro, affittacamere e posto tappa GTA e Percorsi Occitani. La borgata è nota per le estese coltivazioni di genepy e di piante officinali, utilizzate per la produzione di liquori artigianali.  

Ritornati al bivio poco dopo Maurengo, si continua a sinistra, pressoché in piano, fino ad entrare nella grossa borgata Aramola (1301 m, h 0,15 da Palent). Le case della borgata, densamente abitata fino agli anni ’60 del Novecento, sono in parte ristrutturate, in parte dirute. La cappella è dedicata a San Bartolomeo: ogni ultima domenica di agosto si svolgeva in Aramola una grande festa dedicata al Santo, alla quale si diceva che nessun aramolese potesse mai mancare. La statua del patrono, dopo la Messa, veniva portata in processione fino alla Cappella della Madonna, poco fuori il villaggio, dove veniva officiata un’altra funzione, quindi si rientrava in paese per terminare la giornata con canti, balli e banchetti.

Attraversata la borgata, si prosegue lungo un sentiero pressoché pianeggiante che taglia il boscoso pendio. Lasciata una diramazione a destra che scende verso il fondovalle Máira nei pressi di Pessa (indicazione a vernice su una roccia), si prosegue sul sentiero principale che, con breve risalita, giunge al poggio erboso dove sorge la cappella della Madonna (1301 m). Si tratta di una bella ed antica costruzione, con un ampio portico che ne protegge la facciata affrescata, come da tipica architettura della zona. Una lapide ricorda come “questa cappella fu restaurata ed abbellita dal massaro Casasso Paolo, a. D. 1932”. Dal poggio su cui sorge la chiesetta di gode di bella veduta sul fondovalle Máira: in particolare, si scorgono la borgata di Camoglieres e la parrocchiale di Macra.

Seguendo i segnavia GTA, si aggira la chiesetta sulla sinistra e si entra nel fitto bosco. Con un lungo traverso pianeggiante verso sinistra si tagliano numerosi costoni e poco accentuate vallette, sempre nel fitto della vegetazione. Persa un po’ di quota lungo il filo di un ennesimo costoncino, si sfiora un punto panoramico (raggiungibile con brevissima deviazione) sulle borgate di Stroppo, quindi si inizia a scendere con numerosi tornanti sempre nel fitto bosco. Riprendendo a traversare verso sinistra, si doppia un nuovo costone e si giunge sul fondo di un incassato vallonetto, dove si supera a guado il Rio del Mezzogiorno. Tagliando la sinistra idrografica del vallonetto, si continua poi a scendere nella fitta faggeta innestandosi in un’ampia carrareccia. Seguendola in discesa, si lascia dopo poco un sentiero a sinistra diretto alle borgate di Marmora (paline) e, continuando a perdere quota, si giunge sul fondovalle Máira presso i ruderi di un antico mulino. Superato il Torrente Máira su un robusto ponte in legno, si continua a sinistra, lungo una stradina che presto diventa asfaltata ed entra nelle prime case di Bassura di Stroppo (929 m, h 1,10 da Aramola). Con pittoresco percorso fra le antiche case, si supera un archivolto e si raggiunge la strada provinciale della Valle Màira. Bassura è una delle molte frazioni che costituiscono il comune di Stroppo. Il toponimo sembra far riferimento alla posizione dell’insediamento, posto sopra un’accentuata sella sul filo di un costone spartiacque. Nel borgo si trova la Casa del Re, una costruzione in cui si dice si riunissero i legati dei comuni dell’alta Val Maira per tutto il Cinquecento per trattare gli interessi generali delle varie comunità valligiane; l’ultima riunione si svolse nel 1643, sebbene all’epoca la valle avesse ormai perduto l’ampia autonomia amministrativa di cui godette fino al secolo precedente.

Per il ritorno è possibile usufruire del servizio sherpabus (tel. 0171/99024 oppure 348/8231477, da prenotare entro la sera precedente).

 

TEMPO TOTALE

h 5,00 circa 

DISLIVELLO

670 m circa in salita (1000 m circa in discesa) 

DIFFICOLTA’

E

ULTIMO SOPRALLUOGO

25 settembre 2016 

PERIODO CONSIGLIATO

maggio – ottobre

COMMENTI

L’itinerario sfrutta in gran parte il tracciato GTA “ufficiale” tra Celle di Macra e Bassura di Stroppo: unica eccezione, il tratto tra Colletto e Aramola, che segue invece il tracciato dei “Percorsi Occitani”. Facoltativa (ma consigliata) la deviazione alla borgata Palent. L’assenza di panorami spettacolari e di ampio respiro è mitigata dall’interesse storico-culturale delle diverse borgate toccate dall’itinerario, alcune completamente abbandonate e dirute, altre ancora abitate e vitali.