Trav. Val Porcellizzo - Valle dell'Oro

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CARTINA CONSIGLIATA

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CATEGORIA/ZONA

ESCURSIONISMO - ALTRE ZONE (ALPI RETICHE)

SCHEDA N. 7

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO VIRTUALE

TRAMONTO SUL PIZZO BADILE E SUL PIZZO CÈNGALO DALLA TERRAZZA DEL RIFUGIO GIANETTI

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Lecco (uscita della superstrada Milano-Monza-Lecco) si costeggia il lago e si inizia a risalire la bassa Valtellina. Giunti ad Ardenno (61 km da Lecco), si abbandona la strada di fondovalle e si risale, a sinistra, la selvaggia Val Màsino: superati i paesi di Cataeggio e Filorera, si costeggia la falesia di Sasso Remenno (un ciclopico masso su cui si sviluppano numerosi itinerari di arrampicata) e si giunge a San Martino

Qui la valle si biforca: trascurando a destra la Val di Mello, si prosegue a sinistra per la Valle dei Bagni e, con qualche tornante, si giunge alle terme di Bagni di Màsino (1172 m, 4 km da San Martino, circa 18 km da Ardenno). 

C'è un piccolo parcheggio gratuito, ma spesso d'estate è completo! Si può parcheggiare nel bosco oltre l'albergo dei Bagni, ma qui il parcheggio è a pagamento (bisogna fare il biglietto a San Martino!).

 

ITINERARIO

Dal parcheggio si prosegue lungo la ben tracciata mulattiera che prosegue pianeggiante nell'umido bosco di conifere. Raggiunta una radura nel fondovalle, di fianco al torrente, si incontra un bivio: si trascura il ramo di sinistra che, oltre un ponte in pietra, si dirige verso la Valle dell'Oro ed il Rifugio Omio (cartelli) per proseguire dritti. La mulattiera rientra nel bosco, ed inizia a risalire con ripidi tornanti rozzamente lastricati il fianco sinistro idrografico della valle. Guadagnata quota fra gli alberi, si esce con un traversone pianeggiante agli inclinati pascoli dell'Alpe Corte Vecchia (1405 m, h 1,00). Poco sopra alla provvidenziale fontana, si trovano due vecchie baite in parte ristrutturate. Belle vedute sulla fronteggiante testata della Val Merdarola, con l'evidente pilastro roccioso della Punta Fiorelli proprio di fronte. 

Proseguendo pressoché in piano, si rientra nel bosco per raggiungere in breve le Termopili, due giganteschi massi appoggiati l'uno all'altro fra i quali si fa strada la mulattiera. Di nuovo nel bosco, si riprende a salire e si raggiungono gli ampi pascoli della "Rosa": sullo sfondo la Val Porcellizzo, che stiamo risalendo, è sbarrata da una bastionata di lisce placche rocciose, tra le quali il torrente si getta con una bella cascata. Lasciato un baito, si risalgono verso destra i pascoli, con numerosi tornanti, fino a che si rientra nel bosco, ora più rado e ricco di cespugli. Dopo un buon tratto in salita, si taglia con un traversone pianeggiante il fianco della valle, si supera su pietre il rio che scende tumultuoso dalla Val Sione e, con un tratto ora nuovamente in leggera salita, si raggiunge il sommo della bastionata, all'altezza dell'imbocco di una stretta valletta solcata dal rumoroso torrente. Si giunge in breve al margine di un immenso ripiano prativo, chiamato "Pianone" (1895 m, h 1,15 dall'Alpe Corte Vecchia), da dove appaiono le alte ed ancora lontane cime che fanno da corona alla valle. 

Si prosegue in piano per i vasti prati acquitrinosi: nei tratti più fangosi alcune passerelle di legno agevolano il passo. Si lascia a destra la Casera Zoccone, e poco oltre un secondo baito. Si devia quindi a sinistra, si supera il torrente su un ponte e si attacca un ripido pendio erboso a sinistra, con nuova serie di lunghi tornanti. Si raggiunge in questo modo la soglia dei grandi tavolati inclinati che costituiscono la testata della valle, e che salgono fino alla base delle pareti. Con tortuoso percorso fra erba, roccette e lastroni di granito, il sentiero sale verso sinistra fino all'ultimo pendio erboso che conduce al terrazzo dove sorge il bel Rifugio Gianetti (2534 m, h 1,30 dal Pianone, h 3,45 da Bagni di Màsino). Il rifugio è in incantevole posizione panoramica verso i vicini colossi del Pizzo Badile (3308 m) e del Pizzo Cèngalo (3370 m), oltre che di tutte le altre cime che fanno da corona. 

Dal rifugio si prosegue pressoché alla medesima quota verso sinistra (indicazioni, ometti e segnavia), tagliando con modesti saliscendi tutta l'ampia testata della Val Porcellizzo. Trascurando le numerose diramazioni laterali per il Rifugio Brasca, si prosegue fino alla base di uno speroncino, che il sentiero supera risalendo un breve canalino. Si taglia quindi una conca erbosa, e ci si porta alla base della parete rocciosa che costituisce la Cresta del Barbacan, e che separa la Val Porcellizzo dall'attigua Valle dell'Oro. 

Il sentiero si inoltra sulla complessa parete, per facili ma esposte cenge erbose: una serie di catene consente di procedere con maggiore sicurezza in alcuni aerei passaggi, che permettono di raggiungere una stretta forcellina poco accentuata sul filo di cresta, denominata Passo del Barbacan (2610 m, h 1,30 dal Rifugio Gianetti). Si apre il panorama sulla Valle dell'Oro e sul visibile Rifugio Omio. 

Si cala dall'altra parte per una traccia sinuosa fra ripidissimi pendii erbosi: in qualche tratto si devono superare brevi passi leggermente esposti, ma con attenzione si procede sempre senza grossi problemi. Tagliando gradualmente verso destra, ci si abbassa in una specie di gola rocciosa (parete verticale sulla destra): con un breve traverso e da ultimo per una placchetta attrezzata con funi e scalini, ci si porta ai margini della vastissima conca erbosa alla testata della Valle dell'Oro. Seguendo il sentiero, che scende gradualmente in diagonale, si superano lunghi tratti fangosi (e un po' fastidiosi a causa della scivolosità) e fra grandi prati ci si porta presso il costoncino dove sorge il rifugio. Risalito un gradino con una rudimentale scala a pioli, si raggiunge il grazioso Rifugio Omio (2100 m, h 1,00 dal Passo di Barbacan). Bel panorama sull'ampia testata della Valle dell'Oro. 

Non rimane a questo punto che seguire il comodo sentiero che scende, proprio in faccia al rifugio (indicazioni) lungo i vasti pendii erbosi, superando una malga e portandosi, in basso, al limitare del bosco. A questo punto le tracce conducono a sinistra, alla base di alcune alte pareti rocciose verticali, dove si incontrano antichi ricoveri di pastori incastonati in un ampio anfratto. Qui nel 1963 si staccò una grande frana (di cui sono ancora ben visibili le tracce) che costò la vita ad un pastore e a parte del suo gregge. 

Traversando alla base della parete per una comoda cengia alberata, si entra poi nel bosco di conifere, molto fitto: qui il sentiero inizia a scendere decisamente con lunghissima serie di erte serpentine. Molto più in basso si esce su di una bella radura, chiamata Pian del Fango (1590 m) con i ruderi di una vecchia baita: bel panorama sulla testata della Val Porcellizzo (a sinistra). Lasciato a sinistra, presso la baita, lo stacco del Sentiero Life, si attraversa la radura e si rientra nel bosco. Con altri tornanti si continua a perdere velocemente quota, fino ad una poco accentuata spalla boscosa, a sinistra della quale, fra gli alberi, si sente rumoreggiare il torrente. La mulattiera devia invece verso destra, traversa per un tratto in piano fra alberi secolari, poi riprende a scendere con ripidi tornanti a tratti lastricati fino al pianeggiante fondovalle, dove si esce nuovamente dal bosco. Per gli ampi prati si segue l'ampia mulattiera, che diventa stradetta e, superato un ponte in pietra sulla sinistra, si va a ricongiungere col sentiero diretto al Rifugio Gianetti percorso all'andata. 

In breve, si ritorna al parcheggio di Bagni di Màsino (1172 m, h 1,30 dal Rifugio Omio). 

 

TEMPO TOTALE

h 8,00 circa 

DISLIVELLO

1600 m circa 

DIFFICOLTA’

E, EE il tratto attrezzato della salita al Passo di Barbacan

ULTIMO SOPRALLUOGO

9-11 agosto 2010

PERIODO CONSIGLIATO

giugno - settembre 

COMMENTI

Bellissimo giro ad anello, molto panoramico e spettacolare. Piuttosto faticoso: eventualmente, conviene effettuarlo in due giorni, pernottando al Rifugio Gianetti: in questo caso, è d'obbligo prenotare con buon anticipo! Molto frequentato, essendo per buona parte coincidente col tracciato del famoso "Sentiero Roma".