Dal parcheggio si
prosegue lungo la ben tracciata mulattiera che prosegue pianeggiante
nell'umido bosco di conifere. Raggiunta una radura nel fondovalle, di
fianco al torrente, si incontra un bivio: si trascura il ramo di sinistra
che, oltre un ponte in pietra, si dirige verso la Valle dell'Oro ed il
Rifugio Omio (cartelli) per proseguire dritti. La mulattiera rientra nel
bosco, ed inizia a risalire con ripidi tornanti rozzamente lastricati il
fianco sinistro idrografico della valle. Guadagnata quota fra gli alberi,
si esce con un traversone pianeggiante agli inclinati pascoli dell'Alpe
Corte Vecchia (1405 m, h 1,00). Poco sopra alla provvidenziale fontana, si
trovano due vecchie baite in parte ristrutturate. Belle vedute sulla
fronteggiante testata della Val Merdarola, con l'evidente pilastro
roccioso della Punta Fiorelli proprio di fronte.
Proseguendo
pressoché in
piano, si rientra nel bosco per raggiungere in breve le Termopili, due
giganteschi massi appoggiati l'uno all'altro fra i quali si fa
strada la mulattiera. Di nuovo nel bosco, si riprende a salire e si
raggiungono gli ampi pascoli della "Rosa": sullo sfondo la Val
Porcellizzo, che stiamo risalendo, è sbarrata da una bastionata di lisce
placche rocciose, tra le quali il torrente si getta con una bella cascata.
Lasciato un baito, si risalgono verso destra i pascoli, con numerosi
tornanti, fino a che si rientra nel bosco, ora più rado e ricco di
cespugli. Dopo un buon tratto in salita, si taglia con un traversone
pianeggiante il fianco della valle, si supera su pietre il rio che scende
tumultuoso dalla Val Sione e, con un tratto ora nuovamente in leggera
salita, si raggiunge il sommo della bastionata, all'altezza dell'imbocco
di una stretta valletta solcata dal rumoroso torrente. Si giunge in breve
al margine di un immenso ripiano prativo, chiamato "Pianone"
(1895 m, h 1,15 dall'Alpe Corte
Vecchia), da dove appaiono le alte ed ancora lontane cime che
fanno da corona alla valle.
Si prosegue in piano per i vasti prati
acquitrinosi: nei tratti più fangosi alcune passerelle di legno agevolano
il passo. Si lascia a destra la
Casera Zoccone, e poco oltre un secondo baito. Si devia quindi a sinistra, si supera il torrente su un ponte e si
attacca un ripido pendio erboso a sinistra, con nuova serie di lunghi
tornanti. Si raggiunge in questo modo la soglia dei grandi tavolati
inclinati che costituiscono la testata della valle, e che salgono fino
alla base delle pareti. Con tortuoso percorso fra erba, roccette e
lastroni di granito, il sentiero sale verso sinistra fino all'ultimo
pendio erboso che conduce al terrazzo dove sorge il bel Rifugio Gianetti
(2534 m, h 1,30 dal
Pianone, h 3,45 da Bagni di Màsino). Il rifugio è in incantevole
posizione panoramica verso i vicini colossi del Pizzo Badile (3308 m) e
del Pizzo Cèngalo (3370 m), oltre che di tutte le altre cime che fanno da
corona.
Dal rifugio si prosegue pressoché alla medesima quota verso
sinistra (indicazioni, ometti e segnavia), tagliando con modesti saliscendi tutta
l'ampia testata della Val Porcellizzo. Trascurando le numerose diramazioni
laterali per il Rifugio Brasca, si prosegue fino alla base di uno
speroncino, che il sentiero supera risalendo un breve canalino. Si taglia
quindi una conca erbosa, e ci si porta alla base della parete rocciosa che
costituisce la Cresta del Barbacan, e che separa la Val Porcellizzo
dall'attigua Valle dell'Oro.
Il sentiero si inoltra sulla complessa
parete, per facili ma esposte cenge
erbose: una serie di catene consente
di procedere con maggiore sicurezza in alcuni aerei
passaggi, che
permettono di raggiungere una stretta forcellina poco accentuata sul filo
di cresta, denominata Passo del Barbacan (2610 m, h 1,30 dal Rifugio
Gianetti). Si apre il panorama sulla Valle dell'Oro e sul visibile Rifugio
Omio.
Si cala dall'altra parte per una traccia sinuosa fra ripidissimi
pendii erbosi: in qualche tratto si devono superare brevi passi
leggermente esposti, ma con attenzione si procede sempre senza grossi
problemi. Tagliando gradualmente verso destra, ci si abbassa in una specie
di gola rocciosa (parete verticale sulla destra): con un breve traverso e
da ultimo per una placchetta attrezzata con funi e scalini, ci si porta ai
margini della vastissima conca erbosa alla testata della
Valle dell'Oro.
Seguendo il sentiero, che scende gradualmente in diagonale, si superano
lunghi tratti fangosi (e un po' fastidiosi a causa della scivolosità) e
fra grandi prati ci si porta presso il costoncino dove sorge il
rifugio.
Risalito un gradino con una rudimentale scala a pioli, si raggiunge il
grazioso Rifugio Omio (2100 m, h
1,00 dal Passo di Barbacan). Bel panorama sull'ampia
testata della Valle dell'Oro.
Non rimane a questo punto che seguire
il comodo sentiero che scende, proprio in faccia al rifugio (indicazioni)
lungo i vasti pendii erbosi, superando una malga e portandosi, in basso,
al limitare del bosco. A questo punto le tracce conducono a sinistra, alla
base di alcune alte pareti rocciose verticali, dove si incontrano antichi
ricoveri di pastori incastonati in un ampio anfratto. Qui nel 1963 si
staccò una grande frana (di cui sono ancora ben visibili le tracce) che
costò la vita ad un pastore e a parte del suo gregge.
Traversando alla
base della parete per una comoda cengia alberata, si entra poi nel bosco
di conifere, molto fitto: qui il sentiero inizia a scendere decisamente
con lunghissima serie di erte serpentine. Molto più in basso si esce su
di una bella radura, chiamata Pian del Fango (1590 m) con i ruderi
di una vecchia baita: bel panorama sulla testata della Val Porcellizzo
(a sinistra). Lasciato a sinistra, presso la baita, lo stacco del Sentiero
Life, si attraversa la radura e si rientra nel bosco. Con altri tornanti
si continua a perdere velocemente quota, fino ad una poco accentuata
spalla boscosa, a sinistra della quale, fra gli alberi, si sente
rumoreggiare il torrente. La mulattiera devia invece verso destra,
traversa per un tratto in piano fra alberi secolari, poi riprende a
scendere con ripidi tornanti a tratti lastricati fino al pianeggiante
fondovalle, dove si esce nuovamente dal bosco. Per gli ampi prati si segue
l'ampia mulattiera, che diventa stradetta e, superato un ponte in pietra
sulla sinistra, si va a ricongiungere col sentiero diretto al Rifugio
Gianetti percorso all'andata.
In breve, si ritorna al parcheggio di
Bagni
di Màsino (1172 m, h 1,30 dal Rifugio
Omio).