Cima dell'Asta Soprana 2950 m - Canale SO

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CARTINA CONSIGLIATA

A.S.F. scala 1:25.000 – Foglio 05

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - ALPI MARITTIME

SCHEDA N. 18

 

FOTO NOTEVOLI

FOTOPERCORSO (IN VESTE PRIMAVERILE, DAI PRESSI DEL BIVACCO VARRONE)

IL MONTE MATTO DAL LAGARÒT DI LOUROUSA

IL CIRCO ED IL CANALONE DI LOUROUSA DAI PRESSI DEL LAGARÒT

IL VALLONE DI LOUROUSA DAL CANALONE SUD-OVEST DELL’ASTA SOPRANA

STAMBECCO SULLE ROCCE, RISALENDO IL CANALONE SUD-OVEST

 

STORIA ALPINISTICA

La Cima dell’Asta Soprana (2950 m) è un’imponente massa rocciosa che domina con altissime pareti il selvaggio Vallone del Dragonèt, mentre rivolge al Vallone della Vagliotta ed a quello di Lourousa versanti dirupati e friabili, solcati da lunghi e ripidissimi canali erbosi e detritici, regno incontrastato dei camosci. 

È la cima più alta del sottogruppo a cui dà il nome, e dalla sua sommità si gode di un panorama veramente amplissimo ed istruttivo, specie sulle vicine cime della Serra dell’Argentèra e del Sottogruppo dell’Oriol. Come un po’ tutte le cime di questo settore, le visite all’Asta Soprana sono piuttosto rare, sia perché il richiamo delle vicine e più rinomate cime dell’Argentèra è forte, sia per gli accessi, comunque lunghi e faticosi e di non facilissimo orientamento. 

La prima ascensione della montagna è stata effettuata da L. Purtscheller e W. Bodenmann il 24 giugno 1890, per il Canalone Sud Ovest. I due, durante una fortunata campagna in Alpi Marittime in cui effettuarono numerose prime salite, partirono alle 5,30 dalle Terme di Valdieri e, nonostante la presenza di molta neve ed un versante ancora interamente da esplorare, raggiunsero la Cima dell’Asta Soprana alle 10,10, un tempo ancora oggi molto buono. Non ancora soddisfatti, i due proseguirono lungo la cresta sommitale, aerea e sottile, fino all'ancora inviolata Cima Mondini, che loro credevano essere la Cima dell’Oriòl.

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Mondovì (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiungono Cuneo e Borgo San Dalmazzo e si risale la Valle Gesso. Oltre Valdieri, si lascia a sinistra la diramazione per Entracque e si continua dritti, raggiungendo la piccola borgata di Sant’Anna di Valdieri. Proseguendo lungo il fondovalle, si superano ancora i Tetti Gàina ed i Tetti Niòt, e si raggiungono le Terme di Valdieri ( 1368 m, 61 km da Mondovì). Superato il ponte sul Gesso, di fronte allo stabilimento termale si svolta a sinistra e si scende ad un grande parcheggio dove si lascia l'auto (cartelli).

 

AVVICINAMENTO

Dalle Terme di Valdieri si prende la mulattiera diretta al Rifugio Morelli-Buzzi (vedi anche itinerario Nel Vallone di Lourousa), si superano il Lagaròt di Lourousa ed il bivio per il Bivacco Varrone. Si prosegue lungo la mulattiera, che prende a salire verso il centro del vallone. 

Quando si raggiunge la riva del torrente, che scende spumeggiante, si è in corrispondenza dell’evidente Canalone Sud-Ovest, riconoscibile senza incertezze per via del ciclopico masso incastrato a circa un quarto della sua altezza. Si può salire direttamente lungo il solco detritico del canale finchè questo si insinua fra le rocce (ometti, più faticoso), oppure proseguire ancora per un po’ lungo il comodo sentiero, fino ad un più lungo traversone in salita su un dosso detritico: a questo punto, abbandonata la mulattiera, tagliando in diagonale ascendente verso sinistra si sale dapprima per grossi massi, poi per più minuti detriti fino allo sbocco del canale, riconoscibile da lontano per via di alcune placche di roccia biancastra (h 2,15 dalle Terme di Valdieri, attacco).

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Si entra nel canale e lo si risale al meglio: alcuni ometti guidano proprio sul fondo del solco, su mobili detriti, altrimenti si può anche salire lungo le placche erbose a sinistra (destra orografica), sfruttando alcune cengette. In un modo o nell’altro, si arriva in breve all’altezza del grande masso, che non è propriamente incastrato, ma piuttosto appoggiato sul fondo dell’ampio canalone: oltre il masso, il canale scopre alcune lisce placche detritiche non banali, per cui conviene abbandonarlo. 

Si attaccano allora i pendii alla sinistra del masso, di ripidissima erba e mobili detriti: si notano due canalini paralleli, uno a sinistra interamente erboso, l’altro a destra, più incassato e dal fondo detritico. Si inizia a risalire il canale erboso, che si fa via via più erto e delicato, tanto che spesso ci si deve appoggiare alle rocce della sua sponda sinistra per mantenere l’equilibrio. Superato un tratto detritico ancor più delicato, si esce sui pendii erbosi nella parte alta del canale: si può risalirlo fino al suo sommo (ripidissimo e a rischio scivolate per mancanza di appigli), oppure si può tagliare per una cengia verso destra e, per breve traversata esposta (I°+), raggiungere l’altro canale, già nella sua parte superiore. Risalendolo per mobili e friabilissimi detriti (, attenzione!) si raggiunge la stretta forcella cui fa capo, che si apre su di un ampio sperone erboso (grosso ometto) che costituisce la sponda di un altro ripido canale erboso piuttosto ampio, parallelo a quello principale col masso incastrato. Questo tratto, dal masso incastrato alla forcella al sommo dei canali paralleli, è estremamente delicato per ripidezza e friabilità, e molto impegnativo anche in discesa. 

Dalla forcella (cui si può giungere velocemente anche se si è risalito interamente l’altro canale, per breve risalita sul filo dello sperone) si scende comunque sul fondo del canale erboso (altro ometto su un grosso masso), e lo si risale senza percorso obbligato: gli ometti ci sono, ma sono collocati in modo che notarli salendo non è facile, mentre risultano molto più visibili in discesa. Comunque, ben presto l’ampio canale si divide in tre rami: tutti e tre sono percorribili, comunque è consigliabile rimanere in quello di destra, più ampio e diretto. Attaccatolo, si notano ben presto altri ometti. 

Si sale a lungo il solco, ripido ma sempre ampio e abbastanza comodo: un paio di brevissimi gradini si superano lungo placche mai problematiche (). In alto il canale sbocca in una specie di anfiteatro di erba e sassi, dove confluiscono anche gli altri canali incontrati durante la salita. L’anfiteatro è dominato in alto dalla Cima Nord dell’Asta Soprana, mentre a destra si nota la turrita crestina sommitale della Cima Sud. 

Per tracce (ometti) si risale facilmente il ripido pendio fin sotto le roccette della Cima Nord (2945 m), raggiungibile da qui in pochi minuti per erba e rocce rotte. Traversando invece orizzontalmente verso destra, si supera un poco marcato speroncino erboso e si raggiunge la stretta breccia rocciosa che si apre fra le due cime dell’Asta Soprana (h 2,00 dall’attacco). Appare dall’altra parte la testata del Vallone della Vagliotta, con il circo terminale dominato dalla Cima dell’Oriol. Più lontano, il Vallone del Limbo col passo omonimo e la piramide erbosa della Cima del Lausetto. Vicina, appare l’aerea sommità della Cima dell’Asta Sottana. 

A questo punto, per raggiungere la Cima Sud, il percorso si fa un po’ più impegnativo: oltrepassata la forcella, si imbocca subito una cengia erbosa sul versante Vagliotta, che taglia la parete quasi pianeggiante. La cengia compie poi una specie di zig zag, consentendo di guadagnare quota piuttosto comodamente (qualche passo di un po’ esposto). Quando la cengia erbosa si esaurisce, si risalgono le roccette sovrastanti, tutto sommato piuttosto solide, e per un ultimo breve canalino si raggiunge il filo di cresta (I°+, esposto), dove si trova un ometto. 

Non resta ora che seguire fedelmente il filo di cresta, eccezionalmente aereo ed esposto (attenzione, roccia non buona, conviene procedere assicurati!) per circa 40 metri e, per un ultimo gradino, raggiungere la bella Cima Sud dell'Asta Soprana (ometto, II° espostissimo l’ultimo tratto, h 0,15 dalla forcella). Panorama veramente amplissimo, che va dalla immensa pianura al Monviso, al Rosa, al Cervino fino alle Alpi Apuane. Ma è forse sulle cime più vicine che si ha il miglior colpo d’occhio: sull’ardita Cima dell’Oriol, che da qui appare come un acuto dente roccioso, sulla Cima Mondini, sull’aerea vetta dell’Asta Sottana e sull’impareggiabile muraglia del Monte Stella, che con il fenomenale Corno Stella rinserra la bianca striscia del Canalone di Lourousa. Bello anche il panorama verso il Monte Gelàs, con l’obelisco della Cima della Maledìa e la regolare piramide del Clapiér.

 

Discesa: si effettua per la stessa via in h 3,00.

 

TEMPO TOTALE

h 7,30 circa 

DISLIVELLO

1600 m circa

DIFFICOLTA’

F fino alla forcella fra le due cime, PD- la breve crestina finale (II°)

MATERIALE UTILE

casco, corda da 30 m, cordoni, alcuni rinvii

ULTIMO SOPRALLUOGO

16 agosto 2008

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - metà settembre

COMMENTI

Lunga e faticosa salita ad una cima importante, panoramica ma poco frequentata. Ambiente molto bello e solitario, orientamento non sempre facilissimo (attenzione in caso di nebbia!). Esposta la crestina finale, praticamente escursionistica (nelle migliori condizioni) la salita alla forcella tra le due cime.