CARTINA CONSIGLIATA
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A.S.F.
scala 1:25.000 - Foglio 03
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CATEGORIA/ZONA
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ALPINISMO
- ALPI LIGURI
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SCHEDA
N. 32 |
STORIA
ALPINISTICA
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Le
Rocce di Perabrùna (dette anche "Le Panne") sono una cresta rocciosa che unisce il massiccio
Monte Antoròto (2144 m, a Est) con la Cima Ciuaièra (2172 m, a Ovest).
Verso Sud dominano gli ampi pascoli dell'alta Val d'Armèlla con brevi
paretine rocciose intervallate da ripidissimi canalini erbosi, mentre sul
versante opposto salti rocciosi un po' più continui precipitano sulla
conca pascoliva dell'Alpe di Perabrùna, alla testata di Val
Casotto,
proprio in faccia al piccolo Rifugio Manolino.
Dopo una serie di rilievi
poco individualizzati, si evidenziano due cime principali lungo la cresta:
la Cima Issel (2139 m) e la Cima Dellepiane (2135 m). La traversata
integrale della cresta, di modesto impegno, riserva tuttavia un percorso
piacevole e divertente, molto aperto e panoramico e su roccia tutto
sommato migliore di quanto si trovi generalmente su questo tipo di
percorsi.
La prima traversata integrale, da Ovest a Est, è stata compiuta
da A. Frisoni, M. Marchini e S. Olcese il 19 maggio 1909. |
PUNTO
DI PARTENZA
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Da Ceva (uscita della A6
Torino-Savona) si risale
la Val Tanaro
superando Bagnasco, Priòla e Garèssio, fino ad Ormèa (719 m). Dalla piazza
principale, a monte del paese, si svolta a destra e si prosegue dritti
di fianco al Torrente Armèlla. Presso le scuole si segue la diramazione di destra, che
prende a salire nel bosco, stretta ma asfaltata. Con vedute aeree sempre
più ampie sulla conca di Ormèa e sulla media valle, la strada sale
lungamente nel bel bosco di castagni fino alle caratteristiche case della
borgata Villàro (1032 m). Proseguendo lungo il versante destro idrografico della
Val d'Armèlla, la strada raggiunge ancora la piccola
frazione di Cascine (1236 m), oltre la quale prosegue sterrata (e
alquanto dissestata!) per gli ampi pascoli alla base delle Rocce di Perabrùna e del Monte
Antoròto.
Con un veicolo standard
conviene fermarsi qui e continuare a piedi, altrimenti con un fuoristrada
si può proseguire ancora, si supera un abbeveratoio e, con numerosi
tornanti fra i prati, si giunge ad uno spiazzo in corrispondenza di un lungo rettilineo,
dove un cartello, a destra, indica il sentiero diretto al Monte Antoròto (h 1,00 circa da Cascine).
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AVVICINAMENTO
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Si segue la
traccia, che si inoltra nei prati ed inizia a risalirli: in questo primo
tratto, molto rovinato dal passaggio delle mandrie, si incontrano segni
bianco-rossi e paletti conficcati nel terreno. La traccia traversa in
quota lungamente verso destra, inserendosi in un valloncello laterale
dove, fra alte erbe, si perde. A questo punto, conviene risalire
direttamente i ripidi pendii erbosi in direzione della fascia di roccette
che sostiene la vetta del Monte Antoròto. Raggiunte
le rocce, le si aggira a sinistra, tornando al di sopra della strada, ma molto
più in alto: qui si ritrovano i paletti e i segnavia del sentiero che,
risaliti un brevissimo canalino erboso e qualche elementare roccetta,
conduce sugli ampi ripiani erbosi del Colletto dell'Antoròto (2100
m circa, h 1,30 dallo spiazzo), sullo spartiacque
Tanaro-Casotto.
Volendo, seguendo l'ampia cresta erbosa verso destra si può raggiungere in
circa un quarto d'ora la vetta del Monte
Antoròto (2144 m, panorama spettacolare sulle Alpi Liguri e sul
sottostante paese di Ormèa).
Proseguendo invece a sinistra, si segue il comodo filo di cresta
attraverso alcune
gobbe erbose (magnifica fioritura
in tarda primavera) e, aggirato sul lato di Val Tanaro un rilievo
un po' più pronunciato, si giunge all'inizio della cresta vera e propria
delle Rocce di Perabrùna (h 0,15
dal Colletto dell'Antoròto, attacco).
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DESCRIZIONE
DELLA VIA
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Si segue la
cresta di erba e roccette, facile ma aerea e, in alcuni tratti, esposta:
se verso la Val Tanaro scendono pendii prativi ripidissimi, in
qualche punto praticamente verticali, verso la conca dell'Alpe di
Perabrùna (visibile là in fondo il Rifugio Manolino)
scoscendono pareti rocciose dirupate ed imponenti.
Le difficoltà sono
comunque sempre contenute, anche grazie alla marcata traccia di sentiero
che percorre tutta la cresta. Scendendo per roccette articolate si
raggiunge una forcellina con un grosso gendarme, dove inizia la cresta
vera e propria della Cima Issel.
Ci si arrampica sul filo, facendo
molta attenzione per via delle rocce un po' friabili (passi di II°).
A circa metà sviluppo, la cresta (qui
più uno spigolo, in verità) presenta un breve passo un po' più
impegnativo ed esposto (III°, attenzione). Più sopra la cresta si
abbatte di nuovo e, in qualche punto, è
molto sottile: con traversata panoramica e molto suggestiva, aiutata
anche da alcuni tratti di corde
fisse, si raggiunge infine la spaziosa
vetta di Cima Issel (2139 m, h 1,00
dal Colletto dell'Antoròto).
Da qui ci
si cala per un poco accentuato sperone che si protende verso la Val
Tanaro: il percorso, per erba e roccette, è facile, ma richiede molta
attenzione per via dell'esposizione e del terreno comunque infido e poco
sicuro. Appena possibile, presso uno stretto forcellino, ci si abbassa a
destra, per un delicato pendio erboso ripidissimo, in direzione della
successiva forcella di cresta: In questo tratto attira l'attenzione un curioso
spuntone con masso incastrato, a formare una sorta di finestra
naturale. Superata a metà pendio una specie di strozzatura che richiede
attenzione (breve passo di II° in discesa), ci si cala per pendii
erbosi un po' meno ripidi fino all'ampia forcella.
Si attacca dall'altra
parte un ripidissimo canalino erboso con instabili detriti poi, puntando
leggermente a sinistra, si
salgono alcune roccette (II°) fino al forcellino roccioso cui fa capo
(chiodo per calata in doppia). A questo punto bisogna salire, a destra, un
breve diedrino di cinque metri. Tre possibilità: o seguire la fessura a
destra, che però è piuttosto verticale e presenta all'inizio una
rampetta di rocce lisce e scivolose; o risalire
direttamente il diedrino, che però presenta un'uscita leggermente
strapiombante (passo di IV°-); oppure scavalcare lo speroncino di
sinistra (esposto) e risalire un canale-camino un po' friabile ma più
facile (III°+). In ogni modo, il passo è breve e all'uscita c'è
un ancoraggio per una doppia. Si raggiunge così la cresta sommitale, qui
nuovamente larga. Si scende brevemente ad un successivo intaglio e, per le
ultime facili rocce, si guadagna la sommità della Cima Dellepiane
(2135 m, h 0,30 da Cima Issel).
Proseguendo lungo la breve cresta sommitale, si incontra un evidente
ancoraggio per corda doppia (cordoni su spuntone): con una
calata di 15 metri si scende un ripido pendio roccioso lungo un
evidente canalino (altrimenti II° e III° in discesa), poi
per ampi pendii erbosi si raggiunge una successiva forcella.
Una traccia
aggira in salita, sul versante Casotto, un testone roccioso, poi
traversa per cenge erbose e ritorna in cresta. Si superano ancora un paio
di cimotti rocciosi, facendo attenzione per via dei passaggi comunque da
non sottovalutare, specie in discesa (II°). Si prosegue poi per
l'elementare cresta erbosa che, con costante salita, conduce sulla Cima
Ciuaièra (2172 m, croce e libro di vetta, h
1,00 dalla Cima Dellepiane, h
2,30 dal Colletto dell'Antoròto). Bellissimo panorama
circolare sulle Alpi Liguri e sulle testate delle valli Casotto, Tanaro e
Corsàglia.
Da qui si discende l'ampio pendio erboso
che cala in direzione dell'evidente insellatura prativa della Colla dei
Termini, dove giunge la strada da Ormèa. Senza raggiungerla, si
devia a sinistra e si va ad intercettare la strada sterrata più in
basso, all'altezza di un tornante. Seguendo ora la strada (possibilità di
tagli in corrispondenza dei tornanti) si ritorna al parcheggio presso lo
stacco del sentiero per l'Antoròto (h 0,30)
o, eventualmente, a Cascine (h 1,15
dalla Colla dei Termini). |
TEMPO
TOTALE
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h
5,00 - 6,00 a seconda del punto di partenza
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DISLIVELLO
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600
m circa
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DIFFICOLTA’
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AD- (passi di
III° e uno di III°+/IV°-)
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MATERIALE
UTILE
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corda da
30 m, casco, alcuni rinvii, cordini, eventualmente qualche nut e friend
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ULTIMO
SOPRALLUOGO
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22
giugno
2008
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PERIODO
CONSIGLIATO
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maggio
- giugno e ottobre
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COMMENTI
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Bella traversata, facile e
panoramica. I singoli passaggi richiedono modesto impegno, ma vanno
affrontati sempre con la dovuta attenzione a causa della roccia non sempre
sicura. Panorami ampi ed ambiente piuttosto aereo. Veramente interessante
e poco faticosa.
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