Pic d'Asti 3219 m - Cresta Sud-Est

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CARTINA CONSIGLIATA

FRATERNALI EDITORE scala 1:25.000 - Foglio 17

CATEGORIA/ZONA

ALPINISMO - ALPI COZIE

SCHEDA N. 12

 

FOTO NOTEVOLI

PAN DI ZUCCHERO, ROCCA ROSSA E PIC D’ASTI DAI PRESSI DEL LAGO DEL PIC D’ASTI

FOTOPERCORSO (VISTO DALLA SELLA D’ASTI)

IL MONVISO DALLA VIA NORMALE AL PIC D’ASTI

L’AEREA CRESTA FINALE DEL PIC D’ASTI VISTA DALLA CROCE DI VETTA

IL CERVINO ED I GHIACCIAI DEL ROSA DALLA SELLA D’ASTI

 

STORIA ALPINISTICA

Il Pic d’Asti (3219 m) è un’elegante montagna piramidale posta sul confine italo-francese, tra la Val Varàita e la Vallée du Guil.

Costituisce, con il Pan di Zucchero (3208 m) e la Rocca Rossa (3185 m), il trittico di cime che dominano incontrastate l’ultimo tratto della carrozzabile che, da Chianàle, sale al Colle dell’Agnello. Di queste cime il Pic d’Asti è, di poco, la più elevata, per cui costituisce un balcone panoramico di prim’ordine su tutte le cime delle Cozie Meridionali, fino alle Alpi Marittime e al Monte Rosa.

Al contrario del Pan di Zucchero, che dispone di una via normale escursionistica ed è quindi la cima di gran lunga più frequentata della zona, non esistono vie facili per salire al Pic d’Asti: anche la via normale, che segue l’affilata cresta Sud-Est, richiede un impegno ed una attrezzatura di tipo alpinistico, sia per la difficoltà tecnica di alcuni passaggi che per l’esposizione, sempre molto accentuata. Un po’ di attenzione va posta anche alla qualità della roccia (calcari cristallini), buona lungo la via normale (comunque piuttosto frequentata dagli alpinisti), molto mediocre altrove.

Il toponimo deriva dal provenzale asta - lasta, con il significato di lastra di pietra liscia, e fu introdotto nella letteratura alpinistica da Paul Guillemin.

I primi salitori della montagna furono Paul Guillemin e Andrè Salvador de Quatrefages, con la guida Emile Pic, il 1° settembre 1878 per la cresta Sud-Est. I tre non attaccarono però dalla Sella d’Asti, da dove oggi comunemente si parte, ma risalirono direttamente il ripido e friabilissimo canale che dal Vallone del Giarus sale al colletto fra il Torrione Gina e il Pic d’Asti. Questo approccio, più faticoso e molto pericoloso per il terreno detritico friabilissimo, oggi è stato praticamente abbandonato.  

 

PUNTO DI PARTENZA

Da Fossano (uscita della A6 Torino-Savona) si raggiunge Villafalletto e si risale quindi la Val Varàita. Superati Sampeyre e Casteldelfino, si lascia a sinistra la diramazione per Bellino e si prosegue nel solco principale con numerosi tornanti fino alla diga che sbarra a valle il Lago di Pontechianale, presso la borgata Castello di Pontechianale

Si prosegue oltre Pontechianale e, con alcuni tornanti, si sale a Chianàle ( 1800 m ), quindi si prosegue con numerosi ripidi tornanti in direzione del Colle dell’Agnello: si parcheggia l’auto nei pressi del Laghetto del Pic d’Asti (2560 m, 94 km da Fossano, ampio parcheggio sterrato).

 

AVVICINAMENTO

Dal lago si prende una traccia di sentiero che, risalito un dosso erboso, traversa verso destra gli ondulati pendii pascolivi. Aggirato un costone roccioso, la traccia si immette nell’impluvio del ripido e breve Vallone del Giarus, interamente occupato da una gigantesca pietraia e dominato dalla gialla piramide del Pic d’Asti. Seguendo alcuni preziosi ometti, si rimonta un primo ripido pendio erboso, quindi si attraversa una conca di pietrame: evitando di risalire direttamente la sovrastante pietraia, molto faticosa, si continua in diagonale a destra, sempre seguendo gli ometti, purtroppo non sempre ben individuabili nell’uniforme macereto. Si continua rimontando una serie di dossi fra grandi massi, con salita più decisa ed un po’ faticosa, finchè non si intercetta, presso il margine destro dell’enorme colata detritica, un’evidente larga traccia che rimonta il pendio di sfasciumi con numerose strette serpentine. Si segue questa traccia che, con percorso molto evidente e meno faticoso del previsto, risale con gran numero di tornanti l’erto brecciaio sulla destra del Pic d’Asti, che salendo assume sempre più slancio e imponenza, fino ad uscire sull’ampia insellatura detritica della Sella d’Asti (o Col d’Asti, 3123 m, h 1,30 dal Lago del Pic d’Asti, palo e grosso ometto).

Splendido panorama, verso l’Italia, su Roc della Nièra, Mongiòia (oltre il quale emergono il Brec e l’Aiguille de Chambeyròn), sulla costiera Pelvo d’Elva – Rocca la Marchisa, Rocca la Meja e tutte le più alte cime delle Alpi Marittime. Verso la Francia, oltre l’affilata Crête de la Taillante, emergono in lontananza le cime innevate del Rosa, del Cervino, del Gran Paradiso e del Monte Bianco. Verso Est la dorsale prosegue con il Pic Brusalana ed il più elevato Monte Aiguillette.

Attacco.

 

DESCRIZIONE DELLA VIA

Normalmente, la prima parte della salita si effettua slegati (o, al massimo, in conserva), vista la relativa facilità dei passaggi. Tuttavia, vista la sensibile esposizione in alcuni punti, si consiglia ai meno esperti di partire già assicurati. Tutta la via è segnalata con sbiaditi bolli verdi, non sempre evidentissimi.

 

Dalla Sella d’Asti si segue una traccia a sinistra che scende pochi metri sul lato francese e traversa poi pianeggiante in direzione di un evidente canalino di sfasciumi compreso tra il Pic d’Asti e lo slanciato Torrione Gina. Raggiunta la base del canalino, separato da uno speroncino roccioso in due solchi paralleli, le tracce conducono in quello di sinistra (addossato alla parete del Torrione Gina), che si rimonta facilmente sul suo fondo detritico. Al termine del corto canalino si supera una breve paretina (II°), toccando così il filo dello sperone che bipartisce il canale, ormai a ridosso della parete Nord del torrione Gina (sosta con cavo d’acciaio). Seguendo una cornice orizzontale molto esposta sull’altro ramo del canale (un passo di II°+, attenzione!) si raggiunge la testata del nuovo canalino, ormai poco sotto la forcellina fra torrione e Pic d’Asti: una breve paretina, esposta ma solida ed appigliata (5 m, II°+) consente di raggiungere la forcellina fra Torrione Gina e Pic d’Asti (h 0,10 dalla Sella d’Asti). Sul versante opposto scivola verso il Vallone del Giarus il friabilissimo canalone di sfasciumi percorso dai primi salitori della montagna.

Dalla forcellina si prosegue a destra, rimontando alcuni gradoni rocciosi lungo brevi diedri e canalini con passaggi facili ma che richiedono attenzione per via dei detriti (II°) raggiungendo così la base della cresta Sud-Est del Pic d’Asti. Trascurando di attaccare direttamente la cresta (comunque chiodata e di difficoltà piuttosto contenute, III°), si segue a sinistra una comoda cengia rampa che, alla fine, si trasforma in canalino detritico e che consente di raggiungere (II°, un passo di II°+) un forcellino tra la parete meridionale del Pic d’Asti ed uno spuntone secondario. Si sale ora a destra una placca di 5 metri piuttosto delicata (III°-), piuttosto esposta e con scarsi appigli, raggiungendo una superiore cengia diagonale che sale verso destra nuovamente verso la cresta Sud-Est. Si percorre la cengia, facilmente (II°) ma con attenzione per via dell’esposizione, finchè questa non termina alla base di un diedrino appoggiato: a questo punto conviene legarsi, perché la via si fa più impegnativa e molto esposta (h 0,15 dalla sella tra Torrione Gina e Pic d’Asti).

1 Si risale il diedro (III°-, buone possibilità di assicurazione nella fessura di fondo) che sbuca sul filo della cresta Sud-Est, dove si trova una sosta su cordino di acciaio; si prosegue traversando in orizzontale (molto esposto, III°) per una decina di metri fino ad un pianerottolo sul bordo della parete Nord, dove si sosta (20 m, sosta su spuntone da attrezzare);

2 – Seguendo i bolli, si attacca la parete sopra la sosta, ripida ed esposta ma ben ammanigliata (III°-) fino a raggiungere nuovamente il filo della cresta Sud-Est, al di sopra di un tratto verticale (anello di cordino d’acciaio). Senza sostare, si prosegue ancora lungo la cresta, ormai poco inclinata (II°) fino ad una nuova sosta con cordino d’acciaio (25 m);

3 – Si continua lungo la cresta aerea costituita da grossi blocchi e, superato un masso che obbliga ancora ad un passo di II°, si raggiunge facilmente la grossa croce di ferro sulla vetta del Pic d’Asti (3219 m, 25 m, h 0,30 dalla cengia).

 

Bellissimo panorama a giro d’orizzonte: verso Ovest, oltre la vicina sommità del Pan di Zucchero, biancheggiano i ghiacciai del Delfinato. Verso Sud la fa da padrone l’aguzzo torrione roccioso del Roc della Niéra, fiancheggiato dai massicci Mongiòia e Monte Salza, che non riescono a nascondere il Brec e l’Aiguille de Chambeyròn. Verso sud-Est si estendono tutte le Alpi Cozie Meridionali e le Marittime, di cui si riconoscono agevolmente Argentèra e Monte Matto. Verso Est, domina la scena il gigantesco Monviso, che emerge dal più basso contrafforte Losetta – Tre Chiosis, e il più vicino Monte Aiguillette, bifido e ricoperto di detriti. Verso Nord, infine, oltre le vicine cime alla testata del Vallone del Guil (tra cui l’affilata Crête de la Taillante), emergono in lontananza i ghiacciai del Monte Bianco, del Gran Paradiso e del Monte Rosa e la piramide del Cervino.

Discesa: è possibile effettuarla disarrampicando interamente la via già percorsa in salita, altrimenti si scende lungo la cresta fino alla sosta con cordino d’acciaio al sommo del tratto più ripido (40 m circa).

Di qui, con una corda doppia di 30 m verso destra (scendendo) si tocca la cengia al di sotto della placchetta di III°-.

Si ritorna poi alla Sella d’Asti lungo il percorso di salita (attenzione, h 0,40 dalla cima), e quindi all’auto (h 1,00 dalla Sella d’Asti).

 

TEMPO TOTALE

h 4,15 circa (h 1,00 di arrampicata)

DISLIVELLO

650 m circa (150 m circa la via)

DIFFICOLTA’

PD+ (II° quasi continuo, un tratto di III°, via molto esposta)

MATERIALE UTILE

due mezze corde da 30 m o una mezza da 60 m (consigliata), alcuni friend piccoli, cordoni, 4-5 rinvii, casco

ULTIMO SOPRALLUOGO

6 settembre 2015

PERIODO CONSIGLIATO

luglio - settembre 

COMMENTI

Salita molto spettacolare, tutto sommato poco impegnativa ma di soddisfazione per via soprattutto dell’esposizione, a tratti molto accentuata. Via interamente segnalata con sbiaditi bolli verdi, nonché attrezzata alle soste con cordini in acciaio e maillon. Consigliata una mezza da 60 m, soprattutto per evitare che un eventuale nodo possa incastrarsi nelle numerose fessure effettuando la discesa a corda doppia. Ambiente e panorama spettacolari. Consigliatissima!